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Impero Romano : viaggio ai confini

Viaggio ai confini dell’Impero Romano. Il 117 d.C. corrisponde al periodo di massima espansione dell’Impero Romano che a quel tempo contava 50 milioni di abitanti. L’Impero Romano fu un immenso mercato dove tutti pagavano con la stessa moneta, tutti parlavano il latino, tutti ubbidivano alle stesse leggi e tutti contribuivano con le proprie attività. L’Impero Romano fu il primo esempio di globalizzazione. Poi l’Impero cessò di espandersi e finì a pezzi e bocconi sotto le fauci di Attila, il capo degli Unni. Come mai? Scopriamolo insieme.



I confini dell’Impero Romano al suo apice

Nel suo periodo di massima espansione, l’Impero Romano era guidato dall’Imperatore Traiano. I suoi confini erano i seguenti: ad Ovest c’era la Britannia (attuali Inghilterra e Galles); a Nord si trovava il Limes germanico-retico, gli Agri decumates (aree adiacenti il Limes) e la Dacia (attuale Romania); ad Est c’era il territorio delimitato dal Mar Nero e dalla catena del Caucaso e comprendeva l’Asia Minore, l’Armenia, la Siria, fino alla Mesopotamia (attuale Iraq); a Sud comprendeva l’Egitto e tutta la costa meridionale del Mediterraneo.

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Impero Romano nel periodo di massima espansione (ft Tataryn da Wikipedia)

Il ruolo di Aquileia

Nel 181 a.C., nella pianura friulana, ai piedi delle Alpi Carniche, venne fondata la colonia romana di Aquileia, il primo confine a Nord dell’Impero Romano. Aquileia fu costruita per fermare l’avanzata dei Galli, ma ben presto divenne la base di partenza della politica espansionistica di quello che diventerà il grande Impero Romano. Aquileia divenne così una città molto importante perché era di frontiera, ma rimase tale anche quando i confini vennero spostati verso il fiume Reno ed il fiume Danubio. Aquileia, infatti, divenne un importante centro commerciale grazie alla presenza di un fiume (poi deviato ed in parte sotterrato) che la collegava a Grado e al Mar Adriatico. Da Aquileia passarono imperatori e dignitari come Giulio Cesare, Augusto, Claudio.

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Aquileia, area archeologica antico porto romano

Aquileia conobbe un altro periodo di grande splendore ai tempi di Costantino, nel IV secolo d.C., quando, grazie al suo editto (313 d.C.) che pose fine alla persecuzione dei cristiani, venne costruita una Basilica paleocristiana. A quei tempi, la Basilica di Aquileia era molto diversa dall’attuale; era composta da due aule parallele, una per i catecumeni ed una chiesa vera e propria, ma il mosaico a pavimento di 750 mq è ancora quello voluto dal vescovo Teodoro ed è un capolavoro dell’arte paleocristiana; si noti la simbologia: ad esempio, Cristo raffigurato in abiti pagani o la lotta tra un gallo e una tartaruga che allude alla lotta tra il bene e il male. Aquileia divenne, a quel tempo, centro di evangelizzazione. Nel 452 d.C., Aquileia venne espugnata e data alle fiamme da Attila, capo degli Unni; i suoi abitanti vennero uccisi o ridotti in schiavitù; tracce di bruciature in un mosaico nella Cripta degli scavi, rinvenute di recente, sono – probabilmente – la testimonianza del passaggio di Attila. Per la tua visita ad Aquileia leggi Aquileia, Grado e Lignano Sabbiadoro.



Aquileia rappresentò, dunque, l’inizio tangibile dell’espansione dell’Impero Romano ed il segno inequivocabile del suo definitivo tramonto (452 d.C.). Tra l’inizio e la fine, però, successero molte cose, ma andiamo per ordine e vediamo le linee di espansione e di confine.

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Aquileia, mosaico Basilica paleocristiana
Aquileia, Basilica Patriarcale con mosaico a pavimento paleocristiano

Il Limes Germanico-Retico, il Vallo di Adriano e Timgad

Il Limes Germanico-Retico fu un confine fortificato dell’Impero Romano; era una palizzata alta circa 3 metri con fossato e munita di torri e fortezze militari che correva per 550 km attraverso il territorio germanico, tra Rheinbrohl sul Reno e Eining sul Danubio. Fu costruito a tappe durante il II secolo d.C.. Non era solo un baluardo militare, in quanto definiva anche i limiti economici e culturali tra il mondo romanizzato e i popoli germanici non romanizzati. Il Limes serviva per controllare chi entrava e chi usciva, gli ingressi di merci, ma anche l‘immigrazione dei barbari che volevano lavorare per migliorare le loro condizioni di vita. P.S.: per i romani, erano barbari tutti i popoli che avevano usi e costumi diversi dai loro. Non dobbiamo però dimenticare che le influenze culturali romane si estendevano anche oltre le frontiere; sono state ritrovate monete romane anche nel Delta del Mekong, in Vietnam.

A nord di Francoforte, nel comune di Bad Homburg vor der Hohe, è stato ricostruito il forte di Saalburg. Nell’annesso grande museo archeologico si trovano reperti rinvenuti nei pozzi che, a quel tempo, venivano usati anche come discariche; sono stati ritrovati, tra l’altro, sandali in cuoio e calzature femminili.

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Il tracciato del Limes germanico-retico (nella foto piccola Saalburg)

Il Vallo di Adriano segnava il confine più settentrionale tra la Britannia (attuale Inghilterra) e la Caledonia (attuale Scozia). E’ un insieme di fortificazioni, analogo al Limes germanico-retico, che fu costruito dall’Imperatore Adriano tra il 122 ed il 128 d.C., lungo 118 km. A differenza del Limes germanico-retico, il Vallo di Adriano si presenta ai nostri occhi con parti ancora ben conservate e che ne evidenziano il suo tracciato lineare ed alcuni elementi architettonici e militari.

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Vallo di Adriano

Il Limes germanico-retico (attuale Germania) e il Vallo di Adriano (attuale Gran Bretagna) sono stati inseriti nella lista Unesco del Patrimonio dell’Umanità. Leggi anche Storia del Vallo di Adriano, l’antica muraglia romana in Britannia.

Vallo di Adriano

Timgad si trova nell’odierna Algeria, 480 km a sud-est di Algeri; fu fondata dall’Imperatore Traiano nell’anno 100 per difendere le frontiere meridionali dell’Impero Romano. Divenne poi una città vera e propria, abitata dai legionari romani che qui si stabilirono e misero su famiglia, anche con donne locali. Gli scavi archeologici iniziarono nel 1881 e misero in evidenza la grande estensione tipica di una città che fu florida e la struttura urbanistica tipicamente romana fatta di cardi e decumani, percorsi perpendicolari che attraversano la città. Timgad fa parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco.

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Timgad (Algeria)

Come mai l’Impero Romano cessò di espandersi

Giunto al suo apice nel 117 d.C. sotto l’Imperatore Traiano, l’Impero Romano era la più grande potenza militare e commerciale dell’epoca. La sua estensione era così grande e le minacce dei barbari così reali che le risorse disponibili bastavano appena a proteggere i lunghi confini. L’impero Romano aveva raggiunto il suo limite di espansione. Dopo Traiano, i successori si preoccuparono della difesa dei confini, non c’erano le risorse per espanderlo ancora di più, anche in considerazione del fatto che i nemici, i barbari alle porte, si riorganizzarono per insidiare, sempre di più e sempre meglio, l’Impero Romano. Le risorse necessarie aumentarono sempre di più nella difesa dei confini, ma anche all’interno nella gestione dell’immigrazione. Fu necessario aumentare le tasse e, come si sa, in ogni epoca, aumentare le tasse non porta bene.



Le incursioni dei barbari

Alla fine del II secolo d.C. iniziò il declino dell‘Impero Romano, favorito dalle divisioni interne all’esercito che non permisero di fronteggiare efficacemente le incursioni dei Germanici e degli Unni. Dal 238 al 284 d.C. si successero 26 tra imperatori e co-reggenti, provenienti – per lo più – dall’esercito. Tra il 270 e il 275 d.C., Aureliano decise di costruire imponenti mura in difesa di Roma (Mura Aureliane). Il III secolo d.C. fu un periodo di grandi paure per le incursioni dei barbari nelle ville di campagna a ridosso del Limes germanico-retico, ma anche in Italia. La pressione dei barbari alle frontiere fu molto forte ed essi erano molto agguerriti, non in cerca di conquiste territoriali, ma di bottini di guerra. I legionari romani e romanizzati erano sotto stress e tutt’altro che uniti. Insomma, l’Impero era sull’orlo del baratro, ma ci fu un breve periodo di controllo della situazione con Diocleziano e, successivamente, con Costantino. Breve sì, perché gli Unni, un feroce popolo guerriero nomade proveniente dall’Asia centrale, stava per arrivare a dare il colpo di grazia ad un Impero che, nel V secolo, all’arrivo degli Unni, era solo una copia sbiadita della grande macchina da guerra che fu.

La riforme del IV secolo d.C. e la divisione dell’Impero

Con l’Imperatore Diocleziano, l’Impero Romano vide una fase di ripresa che proseguì anche con il suo successore, Costantino. Costantino fu imperatore dal 306 d.C. alla sua morte ed operò una serie di riforme. Due in particolare segnarono il corso della storia: l’editto (313 d.C.) che decretò la libertà di culto tra tutti i cittadini e la fine delle persecuzioni dei cristiani e lo spostamento (330 d.C.) della capitale dell’Impero a Costantinopoli (attuale Istanbul) che gettò le basi alla caduta di Roma. Nel 385 d.C., la morte di Teodosio segnò la definitiva divisione dell’Impero fra Occidente e Oriente. L’Impero Romano d’Occidente subì la definitiva sconfitta con l’arrivo dei Visigoti e degli Unni nel V secolo d.C..



Come mai l’Impero Romano crollò

Divisione e rivalità tra i due Imperi Romani (Occidente e Oriente) permise ad Attila di sferrare il colpo finale nel 452 d.C.. quando venne espugnato e dato alle fiamme l’ultimo baluardo dell’Impero Romano d’Occidente: Aquileia. Quando arrivarono gli Unni di Attila, l’Impero Romano aveva già subito saccheggi, scorribande e devastazioni da parte dei Visigoti di Alarico; nel 410 d.C. ebbe luogo il sacco di Roma, ovvero la città capitale dell’Impero venne depredata e saccheggiata dai Visigoti. Gli Unni, provenienti dalle steppe dell’Asia centrale, arrivarono prima nei territori dell’Impero Romano d’Oriente dal quale ottennero tutto ciò che poterono, prosciugandone le casse, poi puntarono in Gallia dove razziarono le tribù romanizzate, quindi – dopo la sconfitta subita nella battaglia dei campi catalaunici (battaglia di Chalons) ad opera dell’ultimo grande generale dell’Impero Romano, Ezio – puntarono su Aquileia che cadde nel 452 d.C..

Credo che siano chiari i motivi della caduta dell’Impero Romano: divisioni interne, litigiosità, rivalità, rivolte; tutto questo alimentò un sistema che non fu più in grado di amministrare un territorio tanto vasto e tanto numeroso, a causa di un potere troppo centralizzato e nepotistico.

Buona vita!

Cinzia Malaguti

Alcune informazioni contenute in questo articolo sono tratte dal documentario di Alberto Angelo Ulisse: il piacere della scoperta, 2016, Rai Play