Salario minimo per legge, ecco perché è necessario
Salario minimo per legge è una sorta di argine al lavoro povero che, in Italia, interessa oltre cinque milioni di lavoratori con contratti precari e da fame. Esiste in quasi tutta Europa e l’esempio della Germania dimostra che la sua introduzione ha stimolato la contrattazione sindacale collettiva, anziché indebolirla come i maggiori sindacati italiani temono. Il tessuto imprenditoriale italiano, poi, mostra ostilità all’introduzione del salario minino per poter continuare a pagare poco, a sfruttare e a ricattare i lavoratori. L’Italia è l’unico paese europeo dove le paghe sono diminuite (dati OCSE). Vedo due ragioni alla base di questa orrenda realtà italiana: un modo di fare impresa che non dà valore al lavoro trattato come merce e la presenza di ben 985 contratti diversi firmati dai sindacati, una giungla contrattuale che comprende anche contratti incostituzionali con paghe da fame. Vediamo insieme come stanno le cose.
L’evoluzione dei salari in Europa e la situazione in Italia
L’evoluzione dei salari in Europa negli ultimi 30 anni, elaborato da OCSE, evidenzia che i salari sono cresciuti dappertutto, tranne che in Italia. L’Italia, infatti, risulta essere l’unico paese europeo dove le paghe sono diminuite (-2,9%), quindi i lavoratori italiani nel nostro paese sono diventati più poveri. Nel 1990 i lavoratori poveri rappresentavano il 25%, ora questa percentuale è salita al 32%. I salari bassi hanno costretto molti lavoratori a fare più lavori; risulta che nel 1990, l’87% svolgeva un solo lavoro, mentre nel 2017, questa percentuale è diminuita fino ad arrivare al 79%, quindi il 21% dei lavoratori è costretto a fare un doppio lavoro e, probabilmente, nella realtà questa percentuale è ancora maggiore. Il part-time involontario, poi, è in Italia il più alto d’Europa con una percentuale del 66,2% sul totale degli occupati part-time, mentre la media europea si attesta al 24%. Sono le donne, i lavoratori del sud ed i giovani le categorie più penalizzate.
L’argine del salario minimo per legge
In Europa il salario minimo per legge esiste in 21 paesi su 27. E’ assente in Italia e Cipro, anche in Svezia, Finlandia, Danimarca e Austria, ma in questi paesi i livelli salariali sono molto più alti che in Italia e anche sopra la media europea. Il salario minimo per legge funziona, come dimostra la Germania che lo ha adottato con successo, arginando una situazione critica di lavoro povero, ora lo sta portando a 12 euro l’ora (considera che in Italia, ci sono tariffe orarie anche di 6 euro l’ora!); i sindacati tedeschi, prima riottosi, ora si rendono conto che il salario minimo ha pure stimolato la contrattazione collettiva.
In Italia, quello del salario minimo non è certo l’unico problema che riguarda il mondo del lavoro e che urla una soluzione: la giungla contrattuale di 985 contratti diversi, firmati dalle principali sigle sindacali, di cui 274 nel settore del commercio, ed alcuni che riguardano poche decine di lavoratori, anche uno solo in quattro casi; la stretta correlazione tra precarietà e incidenti sul lavoro; le multinazionali di fondi di private equity che acquistano aziende solo per lucrare sul loro smembramento o delocalizzazione. Il salario minimo per legge è, comunque, una sorta di argine al lavoro povero perché stabilisce un prezzo al di sotto del quale non è possibile andare.
Facciamolo questo salario minimo per legge! Confindustria, Sindacati, Partiti, Governo, mettetevi d’accordo, ci sono milioni di lavoratori che lavorano con paghe da fame, sotto la soglia di povertà!
I fondi speculativi
Si tratta dei fondi di private equity, fondi finanziari che puntano a fare maggiori guadagni non con maggiori ricavi, ma con minori costi. Si tratta di quelle società multinazionali che hanno il motto “compra, migliora e vendi”, società speculative che guadagnano con “taglia e cuci” per poi vendere la parte “buona”, insomma aziende che non hanno alcun interesse al rilancio produttivo dell’azienda; esse acquistano aziende ad un prezzo molto basso da imprenditori che non vogliono affrontare il problema della ristrutturazione, quindi degli esuberi (io ne so qualcosa direttamente!). Questi fondi sono formati da investitori di varia provenienza che hanno come unico obiettivo il profitto del loro investimento, insomma non hanno niente a che fare con il settore industriale dell’azienda che vanno ad acquistare, né sono interessati ad una sua riconversione. Questi fondi sono famosi per licenziare i dipendenti con sms o email.
Il 30 dicembre 2021, la Camera dei Deputati ha approvato la legge di bilancio che contiene un emendamento “anti-delocalizzazione” in cui vengono messi alcuni paletti alle multinazionali: non potranno licenziare con una email, devono comunicarlo con almeno 3 mesi di anticipo, per 12 mesi dovranno lavorare ad un piano di salvataggio dell’occupazione; se queste condizioni vengono disattese, sono previste sanzioni (al massimo 3 milioni di euro). Vedremo se cambierà qualcosa!
Mondragon Corporation (Spagna): un esempio da imitare
La Mondragon Corporation ha sede nei Paesi Baschi, in Spagna ed è una multinazionale con 141 stabilimenti di cui 96 sono cooperative. La particolarità di questa multinazionale è che i proprietari sono i lavoratori; quando le attività vanno bene, i profitti vengono ripartiti tra i lavoratori, mentre nei momenti di crisi l’arma è la flessibilità, ossia spostamenti negli stabilimenti che hanno più lavoro ed, eventualmente, deliberano di abbassarsi lo stipendio.
Alla Mondragon Corporation, il rapporto tra lo stipendio più basso e quello più alto è di 1 a 6; i manager che lavorano in questa azienda sono motivati dal clima di cooperazione e dall’etica vigente, anche se in un’altra azienda potrebbero guadagnare di più.
Alla Mondragon Corporation conta il modello cooperativistico dove il capitale è strumento per creare lavoro. Un esempio da imitare! Peccato che in Italia, il mondo cooperativo è stato progressivamente smantellato (ed io ne so qualcosa direttamente!) perché così volle la politica!
Buona vita!
Cinzia Malaguti
Videografia: Presa Diretta, Il salario minimo, Rai 3, 2022