Olio di oliva : cosa c’è da sapere
Olio d’oliva : cosa c’è da sapere. L’Italia è il secondo maggiore produttore europeo, dopo la Spagna, e sono le regioni del sud Italia a fare la parte dei leoni nel panorama oleario italiano. La produzione di olio d’oliva di Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata e Sardegna rappresenta l’88% della produzione nazionale. Seguono Toscana, Umbria e Lazio, insieme con appena il 5,5%, mentre il restante 6,5% è spalmato nelle altre regioni. Vediamo insieme nel dettaglio quali solo le regioni che hanno fatto di quest’olio una delle più importanti fonti di reddito territoriale e come riconoscerne la qualità. Scopriamone anche le caratteristiche nutrizionali che, tra l’altro, evidenziano che l’olio d’oliva è un grasso sano, di cui il nostro organismo ha bisogno, come una sorta di lubrificante per il corretto funzionamento della nostra macchina/corpo.
La produzione di olio d’oliva
I maggiori produttori mondiali di olio d’oliva sono la Spagna, l’Italia, la Tunisia e la Grecia. In Italia, la produzione è concentrata nel sud, dove Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata e Sardegna rappresentano l’88% della produzione nazionale. E’ la Puglia che vanta il più alto numero di aziende olivicole che forniscono il 37% dell’olio d’oliva prodotto in Italia. Segue la Calabria con il 33% di produzione nazionale, la Sicilia con il 9,5% e la Campania con il 6%. Toscana, Umbria e Lazio rappresentano il 5,5% della produzione nazionale; il Lazio è al 3%, la Toscana è al 2% e l’Umbria è allo 0,5%. Nelle altre regioni le percentuali sono spalmate e sommano al 6,5% con oli a produzione limitata, come quello di Brisighella, in Romagna, o del Lago di Garda. L’olivicoltura è presente in 18 regioni italiane su 20.
Come riconoscere la qualità
Dalle olive si estrae un olio che può essere di diversa qualità in base a quella delle olive stesse, al loro grado di freschezza e maturazione, ai diversi metodi di estrazione e raffinazione e a seconda del livello di acidità. L’acidità, ossia la concentrazione di acidi grassi liberi, è uno dei parametri fondamentali per determinarne la qualità. La normativa vigente per la produzione di olio dalle olive prevede questa classificazione, in ordine decrescente di qualità: olio extravergine di oliva (il migliore), olio vergine di oliva, olio di oliva e olio di sansa di oliva (il peggiore).
L’olio extra vergine, secondo la normativa, deve essere ottenuto tramite estrazione con soli metodi meccanici e l’acidità non deve mai superare lo 0,8%. L’olio extra vergine può poi fregiarsi del marchio DOP (Denominazione di Origine Controllata) o IGP (Identificazione Geografica Protetta) che certificano il legame con il territorio di provenienza.
Le caratteristiche nutrizionali
L’oliva, da cui si estrae l’olio, è capace di apportare enormi benefici alla nostra salute per la presenza di vitamine, fattori antiossidanti e protettivi dell’apparato cardio-circolatorio. Gran parte di queste componenti rimangono anche in seguito al processo di estrazione dell’olio extra vergine di oliva. L’olio extra vergine contiene grassi sani che non possono mancare sulla tavola, pur in quantità moderate.
Altre cose da sapere sull’olio. Il calore e l’umidità fanno irrancidire l’olio, pertanto si consiglia di conservarlo in luogo fresco ed asciutto. Il passare del tempo fa aumentare l’acidità libera e fa diminuire il sapore. E’ meglio tenete la bottiglia con il tappo ben chiuso perché l’aria ossida l’olio denaturandolo precocemente.
Buona vita!
Cinzia Malaguti
Bibliografia: M. Riefoli, Mangiar sano e naturale, Cesena, Macro Edizioni, 2011