L’uomo e il deserto
Il deserto ricopre un terzo della superficie terrestre ed è il luogo più caldo ed arido del pianeta; l’uomo per sopravvivere in questo ambiente così ostile deve affrontare la carenza di acqua cercando i rari pozzi, attingendo ad antiche acque sotterranee, festeggiando le rare piogge, catturando le nebbie o la neve portata dal vento, a seconda della latitudine del deserto. Vi racconto alcune storie di gente del deserto.
Il Sahara, in Africa, è il deserto più esteso del pianeta ed al suo interno si scatenano le tempeste di sabbia più furiose del pianeta; venti feroci sollevano la sabbia che si innalza come un muro per più di 5000 metri, rendendo irrespirabile l’aria, ma questa non è l’emergenza più grande. E’ la mancanza d’acqua il problema più grande per la gente del deserto che deve affrontare lunghi viaggi per trovare un pozzo, spesso l’unico presente nel giro di 80 km o più; orientarsi nel deserto, poi, non è certo facile con quelle dune di sabbia che cambiano continuamente. Gli unici punti di riferimento per i viaggiatori in cerca di acqua sono le creste parallele plasmate nel corso dei secoli; essi procedono in groppa ai loro cammelli osservando il sole e la linea del crinale per stabilire la direzione da seguire, poi contano ogni cresta per sapere di quanto sono avanzati.
Il deserto del Sahara, però, non è sempre stato tale; 7000 anni fa era attraversato da un sistema di fiumi e laghi e nelle rocce profonde rimane ancora oggi parte di quell’acqua antica. In Algeria centrale, le genti del deserto sono riuscite ad attingere da quell’acqua antica, scavando pozzi con arnesi molto semplici e scendendo fino a 9 metri per costruire canali che collegano i vari pozzi. Ogni generazione ha qui scavato pozzi, al punto che oggi se ne contano 800, collegati tra di loro per una lunghezza di 60 km sotto il deserto.
Quando nel Sahara c’erano fiumi e laghi, sorsero civiltà, poi scomparse quando venne a mancare l’acqua, ma i cui resti sono ancora visibili. Un esempio su tutti è Petra, in Giordania; Petra era un’antica città in cui, un tempo, un sistema idrico efficiente forniva acqua ogni giorno a 20000 persone.
Il deserto del Gobi, in Mongolia, si trova molto a nord dell’equatore, pertanto è molto diverso dal Sahara; qui a febbraio la temperatura va sotto zero, anche di 20 gradi C. ed i pochi pozzi sono coperti di ghiaccio; la neve allora diventa l’unica fonte d’acqua, ma qui la neve non cade, arriva sospinta dal vento da oltre 3000 km di distanza, dalla Siberia; il vento forte, però, fa sì che non resiste mai a lungo e la gente del deserto del Gobi la deve inseguire verso i monti, dove va ad attardarsi; lì, però, devono vedersela con un’altra minaccia, i lupi, ghiotti della carne dei loro giovani cammelli.
Nel Sahara, la gente del deserto va alla ricerca di rari pozzi, nel Gobi insegue la neve, nel deserto dell’Atacama in Cile, la gente di quello che è il luogo più arido del pianeta, ha inventato un sistema per catturare la nebbia, la loro fonte d’acqua. Il deserto dell’Atacama si trova a ridosso dell’Oceano Pacifico da dove arrivano le correnti marine che rinfrescano l’aria del deserto e producono enormi banchi di nebbia; la nebbia viene risucchiata a terra e passa sopra i cactus e su reti disposte dagli uomini; come sui cactus, sulle reti la nebbia si condensa e le sue maglie trattengono l’acqua che poi viene incanalata in appositi serbatoi. Queste reti producono ogni giorno quasi 500 litri d’acqua.
Per la maggior parte degli abitanti del deserto, la vita ruota intorno alle magre piogge. La stagione delle piogge è attesa dalla gente del deserto perché solo con la pioggia può sperare di sopravvivere nella stagione rovente. In Mali, però, le piogge del deserto sono totalmente inaffidabili, certi anni non piove proprio, ma quando piove pare il diluvio universale; le piogge sono anche precedute da tempeste di sabbia che avvolgono i villaggi in pochi minuti, ma è un buon segno e quando arriva la pioggia è, comunque, festa grande.
E’ festa grande l’arrivo delle piogge anche per i nomadi che vivono tra Nigeria, Camerun e Ciad (Africa Centrale), i wodaabe. Alla fine della stagione delle piogge, soddisfatto il bisogno primario dell’acqua, essi si dedicano alla fertilità e alla bellezza con la festa di Gerewol o Guérewol. Durante la festa di Gerewol, gli uomini, sposati e non, si fanno belli per essere scelti dalle donne presenti, sposate e non. La cultura wodaabe consente a uomini e donne di sospendere senza conseguenze la promessa di fedeltà coniugale in occasione della festa di Gerewol. Gli uomini si fanno belli per essere scelti per una notte di erotismo; si truccano con argille colorate del deserto e si rendono irresistibili con profumi estratti dalle piante del deserto, poi danzano e si mettono in fila per essere scelti.
Queste che vi ho raccontato sono le storie di gente del deserto che ogni giorno deve preoccuparsi di soddisfare quel bisogno primario che è dissetarsi; vivere nel deserto è difficile ed è una conquista di ogni giorno.
Cinzia Malaguti
Videografia: video documentario Human Planet – Deserti su Rai Play