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Il senso del tatto ed i suoi segnali non verbali

Il senso del tatto ha sede nell’organo più esteso del corpo umano: la pelle. Attraverso i recettori tattili la pelle fornisce un feedback immediato e sensibile dell’ambiente. Il senso del tatto è anche uno straordinario mezzo di comunicazione, più di quanto possiamo immaginare.

Il tatto ha un’enorme importanza anche nei rapporti umani; i piccoli contatti nella vita quotidiana, dall’amichevole stretta di mano all’incoraggiante pacca sulla spalla, dalla stretta al braccio per richiamare l’attenzione di qualcuno alla lieve carezza sulla guancia, sono segnali il cui impatto psicologico e relazionale è molto forte.

Il contatto fisico, anche un semplice tocco informale al braccio, rende chi lo riceve più disponibile e generoso nei confronti degli altri.

Uno studio ha infatti mostrato che i passanti acconsentivano più facilmente a firmare una petizione o a compilare un questionario dopo che chi formulava la richiesta aveva appoggiato loro per breve tempo la mano sul braccio.

Altri ricercatori avevano chiesto per strada alcune indicazioni a degli estranei, poi ringraziando avevano toccato alcune persone di sfuggita sul braccio. Congedandosi, avevano lasciato cadere un oggetto, solo in apparenza senza volerlo: le persone che in precedenza erano state toccate accorrevano più spesso e più velocemente in aiuto, raccogliendo l’oggetto per restituirlo al proprietario. I ricercatori sostengono che questo dipenda dal fatto che un lieve contatto sul braccio segnala vicinanza, calore, simpatia.

Anche i bambini reagiscono a questi segnali non verbali. A scuola, se l’insegnante tocca delicatamente il braccio al bambino chiamato ad eseguire i calcoli alla lavagna, questi è più invogliato. Il contatto fisico migliora anche la pazienza, come si rileva da uno studio condotto nel 2014 dalla psicologa Julia Leonard; la ricercatrice ha suddiviso bambini di quattro e cinque anni in due gruppi con la raccomandazione di non mangiare i biscotti posti sotto un bicchiere mentre lei si assentava dalla stanza per qualche minuto, se non riuscivano a resistere dovevano suonare la campanella per farla rientrare; i bambini che, insieme alla raccomandazione, avevano ricevuto un delicato tocco sulla schiena, prima di afferrare la campanella aspettavano in media due minuti in più dei loro compagni esortati a rinunciare soltanto verbalmente. La ricercatrice Julia Leonard, ora al Massachusetts Institute of Technology, ha concluso che anche un breve contatto può creare un’atmosfera cordiale, in grado di accrescere nel bambino, oltre alla capacità di cooperare, anche quella di regolare le proprie emozioni.

Sono importanti i risultati di queste ricerche perché ci rendono consapevoli di avere a disposizione con il tatto uno straordinario strumento di facilitazione nei rapporti umani e didattici.

Il senso del tatto si può poi sviluppare con l’utilizzo e lo sanno bene coloro che hanno perso la vista: grazie al tatto, possono leggere e “sentire” l’ambiente che li circonda, con un senso che, a differenza di quello della vista, lascia poco spazio alle illusioni.

Cinzia Malaguti

 

Fonte: J. Retzbach, Il senso ritrovato, Mente & Cervello

 

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