Il cinghiale in Italia
In Italia, i cinghiali autoctoni vivono solo in Sardegna, mentre nel resto d’Italia sono i discendenti di animali introdotti dai paesi dell’est europeo nel dopoguerra oppure ibridati dall’accoppiamento di questi con i maiali lasciati al pascolo brado. Il problema è che sono molto più grandi, più voraci e più prolifici dei nostri storici maremmani, al punto che vanno a cercare cibo persino nei cassonetti dei rifiuti dei centri urbani, com’è capitato di recente a Roma. Ci sono soluzioni, ma a lungo raggio.
I cinghiali ibridati che vivono nella penisola italiana sono molto più grandi di quelli autoctoni, i maschi adulti possono arrivare a pesare anche 100 kg (contro i 50 kg di quelli maremmani) e il loro pelo è più chiaro; le loro femmine vanno in calore anche due volte l’anno e partoriscono schiere di piccoli; sono talmente voraci che quando hanno finito di mangiare bacche e radici, si riforniscono delle colture di cereali, patate, cipolle, lenticchie, frutteti, creando gravi problemi e costi all’agricoltura; nelle città dove ci sono molti parchi, questi diventano corridoi faunistici dove il cinghiale ibridato si spinge anche al di fuori, in cerca di cibo, come capitato a Genova, Firenze, Roma, teatri di scorrerie notturne di questi voraci animali; il periodo più critico, in questo senso, è da agosto ad ottobre, quando scarseggia l’acqua ed il cibo è limitato nel loro habitat, quindi finiscono per sconfinare nei centri urbani.
L’introduzione di cinghiali dall’est europeo risale al dopoguerra, venivano messi in recinti per l’allevamento, ma scavavano delle buche ed uscivano, al punto che, complice la loro velocità riproduttiva, la situazione divenne fuori controllo. Oggi tra battute di caccia, trappole per la cattura, sterilizzazione di femmine e ripopolamento del loro maggior predatore, il lupo, forse riusciremo a contenere la popolazione di cinghiali nei limiti accettabili.
Vediamo come vive il cinghiale. I cinghiali vivono fino a 25 anni nelle grandi estensioni di boschi, alternati a radure, dove si formano piccoli fossi che si riempiono con le piogge. Si nascondono bene nella vegetazione fitta, hanno una vista scarsa, ma un olfatto ed un udito molto sviluppati. Vivono in branchi composti da femmine, cuccioli e giovani maschi, mentre i maschi adulti vivono solitari o in gruppi di scapoli che si avvicinano al branco di femmine solo nel periodo del calore; quella dei cinghiali è, pertanto, una famiglia allargata al femminile, dove le femmine custodiscono insieme i cuccioli che difendono coraggiosamente dai predatori, diventando molto aggressive. I cuccioli hanno il manto con striature chiare che serve a mimetizzarli, ma solo fino a 5 mesi di età, dopo diventa rossiccio, fino ai 18 mesi, quindi si scurisce nell’adulto.
Per riconoscere un’area abitata dai cinghiali, basta guardare i tronchi degli alberi, in presenza di uno stagno; se gli alberi sono incrostati di fango secco, significa che è zona frequentata dai cinghiali; i cinghiali, infatti, amano le pozze fangose, dove si rotolano e si imbrattano di fango su tutto il corpo, quindi se lo tolgono contro gli alberi, portandosi via impurità e parassiti. I cinghiali sono anche animali molto forti, con una dentatura ben articolata e zanne molto incisive.
Le femmine di cinghiale sono già pronte per la riproduzione ad 1 anno di età e possono partorire anche 2 volte l’anno un esercito di piccoli. Sono tanti e mangiano molto, cosicché l’ecosistema fa fatica a reggerne l’impatto distruttivo divenendo un problema non solo per gli agricoltori, ma anche per altre specie animali e vegetali, visto che si nutrono di tutto ciò che trovano.
Recintare i campi coltivati serve a poco perché scavano buche ed entrano, mentre è più efficace la recinzione elettrica; anche i dissuasori olfattivi o acustici si sono dimostrati inefficaci perché il cinghiale dopo un po’ capisce che è un trucco; una speranza di contenimento e controllo della popolazione di cinghiali viene dal ripopolamento del lupo, il loro maggiore e più efficace predatore.
Cinzia Malaguti
Videografia: Wild Italy di Francesco Petretti su Rai Play