L’uomo e il mare
Il mare copre il 70 per cento della superficie terrestre ed ospita 3/4 della vita del pianeta, ma noi esseri umani non ci siamo evoluti per una vita acquatica; con il mare, tuttavia, dobbiamo fare i conti continuamente: per la nostra alimentazione, per la sua influenza sulle condizioni climatiche e anche per il divertimento. Dalla Polinesia alle Filippine ai Bajau, scopriamo i luoghi dove il mare ha l’impatto più forte sull’esistenza dell’uomo, ma prima facciamo una tappa in Spagna.
Il nostro rapporto con l’oceano inizia sulla costa e anche qui il mare è una forza della natura con cui bisogna fare i conti. Le acque costiere sono solo 1/10 degli oceani del pianeta, ma ospitano la maggior parte della vita marina; è questa abbondanza di cibo che ci attira tra le onde. Una delle coste più pericolose d’Europa è in Galizia, nel nord della Spagna, ma intrepidi pescatori osano avventurarsi in acque così agitate per raccogliere dei pregiati crostacei, i percebes; si raccolgono sulla parete rocciosa spazzata dalle onde impetuose ed è un’impresa molto difficile, ma molto remunerativa, visto che si vendono anche a € 200 al chilo; ogni anno muoiono in media cinque pescatori.
Il pericolo, in genere, aumenta man mano che ci avventuriamo in mare aperto, ma questo non ha impedito che diventassimo cacciatori marini efficienti, usando intelligenza e capacità di adattamento.
Il cibo che ricaviamo dal mare è fondamentale per la nostra sopravvivenza, visto che è la principale fonte di proteine per circa la metà della popolazione mondiale. Il cibo non è, però, l’unico legame che ci unisce al mare.
L’Oceano Pacifico copre 1/3 del globo terrestre; nelle briciole di terra che lo punteggiano, esso determina ogni aspetto dell’esistenza di chi vi abita. Nelle Hawaii, una delle isole più remote, distanti oltre 3000 km dal continente più vicino, il mare è tutto, padre, madre, dio. I polinesiani scivolano sulle onde da millenni, ma è stato solo circa 1000 anni fa, quando raggiunsero le Hawaii, che nacque il surf; i migliori surfisti, che qui cavalcano onde alte più di 15 metri, sono considerati degli dei dagli adepti di questa disciplina. Il surf è la dimostrazione più spettacolare dell’abilità di conquistare le onde.
Abbiamo imparato a padroneggiare il mare, ma mai riusciremo a domarne la furia selvaggia delle tempeste, con quei venti che superano i 300 km orari e distruggono il nostro mondo; quando alimentano depressioni che sovrastano l’oceano, le calde acque del mare possono dare vita ai sistemi climatici più violenti del pianeta, come uragani e tifoni.
Un tempo i mari che circondavano le Filippine erano pieni di pesce, ma sono stati talmente sfruttati che per trovare quantità di pesce, adeguate ai fabbisogni, bisogna scendere a profondità pericolose e qualcuno … ci lascia le penne. Siamo diventati così efficienti nella pesca che tra 50 anni potrebbero essere scomparsi quasi tutti i pesci, ma forse questo non è l’unico cambiamento che ci aspetta.
Il livello del mare sta aumentando in tutto il mondo e ben presto il nostro pianeta sarà ancor più dominato dall’oceano; ci sono però popoli già adattati a vivere in un mondo d’acqua. Nei mari corallini tra il Borneo, Sulawesi e le Filippine ci sono culture che hanno con l’oceano il rapporto più stretto al mondo, sono i Bajau o zingari del mare; essi vivono in mezzo al mare, su palafitte o nelle case galleggianti, spesso a diversi chilometri dalla terra dove ritornano solo in rare occasioni; misurano il tempo seguendo il ritmo delle maree e soffrono di mal di terra; mangiano pesci, molluschi e crostacei e cacciano in profondità scendendo in apnea anche per più di 2 minuti.
L’uomo è dotato di grandi capacità di adattamento e le storie che vi ho raccontato ne sono esempi, ma con il mare non si scherza.
Cinzia Malaguti
Videografia: video documentario Human planet – Oceani della BBC su Rai Play