Fiumi sacri: il Gange
Il Gange scorre nel Nord dell’India e nel Bangladesh ed è un fiume adorato, dalla sorgente in Himalaya alla foce nell’Oceano Indiano. Il bacino del fiume Gange copre un terzo dell’India ed un miliardo di Indù lo venera, chiamandolo Madre Ganga. Sulle rive del Gange gli induisti cantano e pregano, s’immergono nelle sue acque per il bagno rituale purificatore e spargono le ceneri dei loro defunti per la salvezza eterna.
Il Gange nasce dalle pendici dell’Himalaya e scorre per 2510 km verso sud-est, a Farakka – in prossimità del confine con il Bangladesh – una diga divide il corso del fiume, alimentandone un ramo verso Calcutta e la foce nel Golfo del Bengala; attraversa zone molto povere del paese.
Lungo il suo percorso attraversa località dove le popolazioni esprimono con i loro riti la sacralità, l’importanza del fiume per le loro vite: Rishikesh, Haridwar, Kanpur, Varanasi. Scopriamoli insieme!
A Rishikesh il fiume scorre veloce e scava gole; è facile qui trovare indiani o turisti che fanno rafting. A Rishikesh i Beatles soggiornarono in un ashram (luogo di meditazione) per ritrovare ispirazione; come il famoso complesso, nelle ashram di Rishikesh indiani e turisti si radunano sulle rive del Gange per cantare e pregare.
A Haridwar avviene, ogni sei anni, il Kumbh Mela, un pellegrinaggio sulle rive del Gange per eseguire lavaggi rituali a scopo di purificazione. Durante l’evento, i pellegrini fanno offerte al fiume di fiori e candele. Secondo la tradizione induista, l’abluzione rituale nel Gange pulisce l’anima dai peccati e dà inizio ad una nuova vita.
Kanpur è una delle città più inquinate dell’India ed il Gange che l’attraversa è pieno di sostanze tossiche a causa delle acque reflue delle 400 concerie e delle fognature che scaricano nel fiume. Kanpur è la capitale del commercio delle pelli, trattate per lo più con sostanze tossiche e vietate in Europa, ma esportate anche in Europa. Le pelli provengono anche dalle mucche, anche se in maniera illegale, in quanto le vacche sono sacre in India; le vacche danno il latte, pertanto è vietato ucciderle o solo ferirle, ci sono 7 anni di prigione per coloro che vengono scoperti a macellare carne di mucca, ma succede lo stesso e gli scarichi delle numerosissime concerie finiscono nel fiume; gli indu non solo si lavano con l’acqua del fiume, ma addirittura la bevono.
Varanasi è la più importante città sacra per gli indù, sembra sia antica quanto Babilonia. Ogni mattina all’alba, i fedeli rendono omaggio al Gange immergendosi nelle sue acque; lungo le sponde del fiume, decine di scalinate conducono a templi e palazzi. Varanasi è anche luogo di liberazione eterna dei defunti; gli indù credono che morire qui o disperdere qui le ceneri dei propri defunti, aiuti a sfuggire al laborioso ciclo delle rinascite e a giungere alla liberazione eterna. A Varanasi arrivano così tante persone a morire che quello dei funerali è diventato un business; nella zona destinata alle cremazioni, avvengono da 20 a 200 cerimonie funebri; il corpo del defunto viene immerso nel Gange, poi sulla riva il figlio maggiore del defunto accende un fuoco con la fiamma sacra.
Il Gange è adorato dalla sorgente alla foce, con centinaia di migliaia di luoghi di culto (in tutta l’India ce ne sono ben 3 milioni), ma c’è bisogno di scuole ed ospedali.
Cinzia Malaguti
Articolo tratto liberamente dal video di Simon Reeve, pubblicato su Rai Play