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Onere della prova medico paziente

C’è un disegno di legge, in discussione in Senato, che – tra le altre cose – pone limiti alle cause contro i medici. Potrebbe sembrare un colpo basso ai diritti del malato, in realtà può migliorare la qualità del servizio sanitario, ma solo se c’è trasparenza in tutte le fasi di cura. Così com’è, la norma è, però, troppo sbilanciata a difesa dei medici. Il no di Cittadinanzattiva.

onere della prova medico paziente

Ma dove nasce l’esigenza di una tale legge e quali sono i rischi? Scopriamolo insieme.

Secondo la nuova norma, i professionisti sanitari che, svolgendo la loro attività, provocano “per imperizia” la morte o un danno ad un paziente, risponderanno di omicidio o lesioni personali solo in caso di colpa grave. La colpa grave entra in gioco solo se il medico non rispetta “le buone pratiche clinico-assistenziali e le raccomandazioni previste dalle linee guida”, “salve le rilevanti specificità del caso concreto”.

Secondo la nuova norma, l’onere della prova della negligenza, impreparazione o dolo del medico è spostata sul paziente che la deve dimostrare. In contropartita, la legge promette di rendere più veloci, pragmatiche e certe le cause per ottenere un rimborso economico, in quanto si potrà procedere direttamente verso la compagnia assicuratrice.

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La legge si rende necessaria per contrastare le attività di medicina difensiva che portano il medico a prescrivere medicinali inutili o a evitare interventi rischiosi per timore di andare incontro a cause legali.

Rispondendo ad un questionario dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il 58% dei professionisti ha ammesso di aver esercitato “attività di medicina difensiva” nel corso dell’ultimo anno. Insomma, il 58% dei medici ha ammesso di aver prescritto consapevolmente esami, test diagnostici, visite o farmaci inutili, pur di assecondare “familiari troppo pressanti” e “non essere citati in giudizio”. Esami, test diagnostici, visite e farmaci inutili che pesano sui costi della sanità pubblica, fra i 10 ed i 14 miliardi di euro (Fonte: L’Espresso nr. 12 anno LXII). Al riguardo mi viene in mente la facilità con cui i medici prescrivono inutili antibiotici anche per l’influenza stagionale.

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Le norme del ddl sulla responsabilità in ambito medico e sanitario potrebbe così far lavorare il medico e la struttura in condizioni di serenità, nel rispetto delle buone pratiche clinico-assistenziali e delle raccomandazioni previste dalle linee guide, a cui è tenuto. Ma se non le applica o le applica male o si dimostra negligente, come può tutelarsi la vittima? Qui casca l’asino perché oggi l’accesso a cartelle cliniche, fasi operatorie, ecc. è praticamente riservato, al punto che diventa impossibile per il paziente, i familiari ed il suo legale raccogliere gli elementi per dimostrare la negligenza.

La legge, allora, ha un senso equilibrato solo se vengono investite risorse nella trasparenza e si recupera il rapporto di fiducia fra medico e paziente. Come? Ad esempio, rendendo leggibili, trasparenti ed accessibili le cartelle cliniche e videoregistrando obbligatoriamente le operazioni.

Così com’è formulata ora la legge è, invece, troppo sbilanciata a difesa dei medici. Allora, sosteniamo e appoggiamo, per quanto possiamo, le iniziative di Cittadinanzattiva per il no al ddl sulla responsabilità sanitaria professionale.

Cinzia Malaguti

 

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