Masada il simbolo di un popolo
Masada è una fortezza che si trova su un promontorio roccioso a breve distanza dal Mar Morto, in Israele. Io l’ho visitata durante un viaggio che comprendeva Gerusalemme, Betlemme, Tiberiade, Tel Aviv, Haifa e naturalmente il Mar Morto. Masada fu il rifugio degli ultimi ribelli giudei contro il potere di Roma. Masada è un mito per gli ebrei e, ancora oggi, il giuramento delle reclute dell’esercito israeliano è “Mai più Masada cadrà”.
La costruzione della fortezza di Masada risale al II secolo a.C., ma fu Erode il Grande, re di Giudea tra il 37 e il 4 a. C., a farne una cittadella regale che si sviluppava su tre terrazzamenti ed era interamente circondata da una possente muraglia; vennero costruiti anche una torre di difesa, magazzini, cisterne, caserme, arsenali e residenze per i membri della famiglia reale. Erode era alleato dei romani e dall’anno 6 d.C. la cittadella regale ospitò anche una guarnigione romana.
I giudei non erano però contenti del dominio di Roma, soprattutto dopo l’appropriazione dell’oro del Tempio di Gerusalemme da parte di un procuratore romano. La rivolta giudaica scoppiò a partire dal 66 d.C. e un gruppo di ribelli (sicarii) prese possesso della fortezza di Masada, eliminando la guarnigione romana.
Durante la guerra giudaica, ebrei di altre comunità trovarono rifugio nella fortezza conquistata dai sicarii, che fu l’ultima roccaforte ad essere espugnata dai romani. Gli scavi hanno portato alla luce dei reperti che dimostrano che, oltre ai sicarii, sulla rocca di Masada si rifugiarono anche i samaritani (una comunità di ascendenza giudaica, ma ritenuta impura dai giudei) e gli esseni, una setta ascetica giudaica che aveva una comunità non lontano da Masada.
Dopo tre anni dalla caduta di Gerusalemme, i romani di Lucio Flavio Silva si decisero ad affrontare i ribelli di Masada: era l’anno 73 d.C.. Abbarbicati su un aspro promontorio a 400 metri sul livello del Mar Morto e più intenti a saccheggiare e devastare la regione del Mar Morto che a combattere i romani, i sicarii non davano problemi di natura militare ai romani, quanto di natura economica; i sicarii mettevano, infatti, in pericolo l’attività delle piantagioni di profumi nella vicina Ein Gadi che rappresentava un’importante fonte di reddito per i romani.
Nel 74 a.C. i romani entrano a Masada dopo aver messo in piedi la strategia d’attacco, tipica degli eserciti romani. Venne costruita una muraglia che circondava tutto il promontorio, con torri di vigilanza a intervalli regolari, e allestiti otto accampamenti che dovevano servire ad alloggiare le truppe, ad evitare fughe degli assediati e a difendersi da incursioni esterne. Successivamente, venne costruita una rampa sul lato più basso della rocca, quindi sulla sua cima venne allestita una piattaforma su cui venne preparata una torre d’assalto.
Quando fu tutto pronto, i romani entrarono dentro la fortezza, ma si trovarono davanti oltre 950 cadaveri: gli abitanti avevano deciso di darsi la morte, in una sorta di suicidio collettivo, piuttosto che arrendersi ai romani.
Masada divenne così il simbolo dell’eroismo e della tenacia degli ebrei davanti ad un nemico più forte. E’ probabile che il mito di Masada sia stato alimentato dal nazionalismo israeliano, ma certamente nel 74 d.C. a Masada ci fu un grande ed ingegnoso assedio che finì con l’espugnazione dell’ultimo baluardo di resistenza giudaica al dominio dei romani.
Cinzia Malaguti
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Bibliografia:
Storica NG nr. 86
G. Firpo, Le rivolte giudaiche, Bari-Roma, Laterza, 1999
E. N. Luttwak, La grande strategia dell’Impero romano dal I al III secolo d.C., Milano, Rizzoli, 1981
F. Giuseppe, La guerra giudaica, Milano, Mondadori, 1995