Romanov, lo sterminio e la fine degli Zar russi
La storia dei Romanov è davvero incredibile, meno lo è la fine degli Zar russi. Una fine tragica quella della famiglia dell’ultimo Zar, Nicola II Romanov, sterminata nel 1918 dai bolscevichi. La dinastia dei Romanov ha governato la Russia per quasi tre secoli, tra vicende gloriose e lussi sfrenati, ma anche tragedie famigliari e disperazione. La Rivoluzione d’Ottobre del 1917 fu una conseguenza di molti fattori, non ultimo l’incapacità di Nicola II di comprendere ed allievare le condizioni di povertà del suo popolo, amplificate dal conflitto mondiale. I resti dei Romanov furono trovati in due distinte fosse all’ombra delle betulle siberiane, ma solo gli ultimi moderni esami del DNA sui loro resti hanno messo fine alle molte storie che circolavano sul conto di eventuali sopravvissuti.
La storia degli Zar russi è davvero finita male. Dagli splendori della Russia di Pietro il Grande (1672-1725) alla decadenza dell’Impero con Nicola II (1868-1918). Nicola II fu un imperatore colto, ma conservatore e timido; ciò che più segnò il suo tragico destino fu il distacco palese dal suo popolo, al cui ascolto preferiva quello delle altre casate. La sfortuna di aver avuto un figlio emofiliaco contribuì a distrarlo dai suoi doveri verso il popolo. Lo scoppio della Prima guerra mondiale, una Russia nel caos, la povertà dilagante, furono le micce che innescarono una rivoluzione senza ritorno e la fine tragica di Nicola II Romanov, della moglie e dei suoi cinque figli. La dinastia dei Romanov finì con l’uccisione di Nicola II e dei suoi cinque figli.
PIETRO IL GRANDE ROMANOV
Il primo zar della casata Romanov prese il potere in Russia nel 1613, ma fu con Pietro il Grande che i Romanov ebbero il loro periodo di gloria. Pietro il Grande divenne Imperatore di tutte le Russie nel 1721. Egli fu uno Zar risoluto che non esitò ad uccidere anche parenti stretti per difendersi dagli intrighi; fece addirittura uccidere il figlio accusato di complottare contro di lui. Era collerico e insofferente; fu affascinato dalla ricerca tecnologica e scientifica e voleva aprire la Russia alla modernità; aveva addirittura stabilito che nessun uomo doveva portare la barba. Il suo desiderio di rinnovamento lo portò a creare una nuova città: San Pietroburgo; una città formata da 40 isolotti separati da un dedalo di canali, la Venezia del Nord. A San Pietroburgo, Pietro il Grande fece costruire la Reggia di Peterhof ed il Palazzo d’Inverno; quest’ultimo, ampliato successivamente, divenne la residenza ufficiale degli Zar. Pietro il Grande morì nel 1725 senza eredi (ne ebbe, ma morirono in giovanissima età), cosicché designò suo successore la moglie Caterina. Pietro il Grande è seppellito a San Pietroburgo nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.

NICOLA II ROMANOV
Nicola II divenne Zar e Imperatore della Russia nel 1894 e fu l’ultimo Zar e Imperatore di tutte le Russie. Il suo governo fu molto difficile, un po’ per il suo carattere insicuro ed un po’ per gli eventi personali e mondiali che segnarono quel periodo. Agli inizi del Novecento, la Russia era uno stato immenso, ma arretrato; la popolazione era di 125 milioni di abitanti con 146 etnie; il 90% dei cittadini erano contadini, ma non possedevano la terra, vivevano in povertà ed erano, perlopiù, analfabeti; il 6% erano aristocratici, borghesi e clero; la giustizia era primitiva e gli spostamenti interni erano difficili. Gli operai che lavoravano in città godevano di condizioni lievemente migliori e fu proprio nelle fabbriche che maturarono le prime rivendicazioni sociali. Lo Zar fece alcuni interventi di modernizzazione, ma furono piccoli e tardivi; nel contempo, lo zar e la sua corte vivevano nel lusso. Tra il 1885 e il 1917, divenne gioielliere di corte Fabergé, il quale realizzò per lo zar ben 52 gioielli a forma di uovo di Pasqua in oro, pietre preziose e materiali pregiati.
Oltre ai problemi interni, Nicola II dovette vedersela anche con un nemico che veniva da Oriente: il Giappone. In poco più di tre decenni, il Giappone si dotò di strumenti e tecnologie militari avanzate e decise di sfidare la Russia dei Romanov; vennero attaccati i possedimenti in Manciuria con 4 moderne corazzate che ebbero la meglio sulle 8 messe in campo dai russi; questa sconfitta contribuì a far perdere prestigio allo Zar anche all’interno del paese. La gente cominciò a chiedere pane e giustizia.
Arrivò, poi, il conflitto mondiale a causa della competizione tra le diverse potenze europee e mondiali, conflitti etnici e povertà delle popolazioni più in basso nella scala sociale. La miccia che fece accendere il conflitto mondiale fu l’assassinio dell’arciduca austriaco Francesco Ferdinando e della moglie Sofia, a Sarajevo, il 28 giugno 1914; l’Austria dichiarò guerra alla Serbia creando un effetto domino con un crescendo inarrestabile; milioni furono i morti e per la Russia dei Romanov si rivelò un completo disastro. La Russia piombò nel caos e lo zar Nicola II fu costretto ad abdicare. La fine dei Romanov era vicina, ma prima scopriamo la figura controversa di Rasputin.

IL (PRESUNTO) GUARITORE DI CORTE: RASPUTIN
Rasputin è, ancora oggi, una delle figure più controverse del XX secolo. Era un contadino siberiano che riuscì a costruire intorno a sé un’aura da guaritore. Non si lavava ed aveva una vita dissoluta, ma le nobildonne ne erano affascinate e gli uomini lo temevano. Si vestiva da monaco, ma i suoi modi erano rozzi ed il suo aspetto era trascurato. Nonostante tutto questo, riuscì ad entrare in intimità con la famiglia più potente dell’Impero. Successe perché Nicola II e la moglie erano disperati a causa delle condizioni di salute del figlio Aleksej, malato di emofilia, a quel tempo incurabile. Rasputin ci sapeva fare e con il bambino riuscì ad ottenere dei lievi parziali miglioramenti che rafforzarono la sua influenza all’interno della famiglia imperiale. Rasputin non aveva poteri di guaritore, anche se li millantava, tuttavia aveva carisma e, probabilmente, riusciva ad incoraggiare il bambino incutendogli forza psicologica con le parole. Rasputin stava, però, acquisendo troppo potere in seno alla famiglia Romanov, anche a livello politico (ad esempio, stava convincendo Nicola II ad uscire dalla guerra), cosicché gli aristocratici cominciarono a complottare contro di lui; conoscendo la sua passione per le belle donne ed i dolci, lo attirarono in una stanza per poi avvelenarlo; tuttavia, il veleno non fece effetto, allora gli spararono e lo gettarono in fiume, ma era ancora vivo, morì per annegamento.
LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE
Il 9 aprile 1917 da Berna, in Svizzera, partì un treno diretto in Russia con a bordo Lenin ed altri rivoluzionari in esilio che ritornavano in patria. Lo Stato Maggiore di Berlino finanziò il viaggio perché sperava di far ritirare la Russia dalla guerra ed impiegare così le sue truppe sul fronte occidentale.
Il 24 ottobre 1917 i bolscevichi spararono un colpo di cannone dall’incrociatore Aurora dal porto di San Pietroburgo ed occuparono i punti nevralgici della città, fino ad occupare anche il Palazzo d’Inverno, la residenza imperiale. Lo zar chiese asilo a Londra, senza esito positivo. I Romanov vennero portati a Ekatherinburg, in Siberia. Nella notte tra il 16 e il 17 luglio del 1918 i Romanov (Nicola II, la moglie, i 5 figli e 4 cortigiani) vengono portati in un seminterrato e giustiziati. I loro corpi vengono, in fretta e furia, seppelliti nel bosco.
Si diffuse la voce che Anastasia, una delle figlie di Nicola II, fosse scampata al massacro, grazie ad un corpetto di diamanti che avrebbero attutito il colpo dei proiettili. Una donna somigliante si fece pure avanti, in Germania, rivendicandone l’identità e … l’eredità, ma il DNA rivelò che si trattava di un’operaia polacca.
Nel 1989 vennero riesumati i resti dei Romanov in una fossa all’ombra delle betulle siberiane, ma mancavano quelli di due figli. Nel luglio 2007 vennero rinvenuti dei resti in un’altra fossa; l’esame del DNA rivelò che erano di due fratelli, un maschio ed una femmina, Aleksej e Maria (probabilmente), i resti che mancavano dello sterminio della famiglia Romanov. Anastasia non sopravvisse e fu seppellita nella prima fossa.
Finisce così la dinastia dei Romanov e degli Zar russi. La loro memoria rimane nei gioielli esposti nei musei e negli splendidi palazzi: la Reggia di Peterhof e il Palazzo d’Inverno. L’incrociatore Aurora, quello che sparò il colpo di cannone che diede il via alla Rivoluzione d’Ottobre, è ancora oggi ormeggiato a San Pietroburgo.

REGGIA DI PETERHOF E PALAZZO D’INVERNO A SAN PIETROBURGO
Fu Pietro Il Grande Romanov a far costruire la Reggia di Peterhof a San Pietroburgo nella prima metà del Settecento (1714-1723); per la sua realizzazione chiamò l’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli. La Reggia è dotata di parchi, giardini monumentali e molte fontane, nello stile di Versailles. Il sontuoso palazzo ed i suoi giardini sono stati restaurati in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Il Palazzo d’Inverno fu commissionato pochi anni dopo la Reggia di Peterhof, sempre da Pietro il Grande e sempre sotto la direzione lavori dell’italiano Bartolomeo Rastrelli. Pietro il Grande morì nel 1725, ma i lavori del Palazzo iniziarono nel 1730; i suoi successori ampliarono il progetto più volte, tanto che il completamento porta l’anno 1837. Dal 1732, il Palazzo d’Inverno divenne la residenza ufficiale degli Zar di Russia. Il successo della Rivoluzione d’Ottobre è segnato proprio dalla presa del Palazzo d’Inverno da parte dei bolscevichi guidati da Lenin. La facciata del Palazzo è lunga 300 metri, ha 800 finestroni, guglie dorate, innumerevoli statue. Vi si svolgevano grandi feste. Spettacolari sono la Camera d’Ambra, ricostruita dopo la seconda guerra mondiale in quanto le applicazioni in ambra erano state sottratte. C’è anche un immenso orologio in bronzo dorato con scene naturalistiche, originale e risalente alla metà del Settecento; il canto ed i movimenti del gallo raffigurato facevano rimanere a bocca aperta gli ospiti. Nel Palazzo d’Inverno ha sede il Museo dell’Ermitage, uno dei più grandi al mondo; nelle sue sale ci sono opere di artisti di tutto il mondo, italiani compresi, nonché la più grande collezione di opere di Matisse, circa 40 dipinti per lo più strappati a collezionisti russi durante la rivoluzione.

Il centro storico di San Pietroburgo ed i suoi palazzi storici sono stati inseriti nella lista dei beni protetti del Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Buona vita!
Cinzia Malaguti