Riflettori sul cinema italiano
Quello che vi propongo è un viaggio nel cinema italiano dalla sua nascita e attraverso le sue caratteristiche distintive. Dalle innovazione del genere western ai capolavori del neorealismo, dalla commedia comica al cinema d’autore, da Fellini a Pasolini, da Vittorio Gassman a Claudia Cardinale, da Roberto Benigni a Checco Zalone, il cinema italiano è sempre un passo avanti che indica la strada per il futuro di questa bellissima arte.
Il primo film in Italia
Era il 16 settembre 1905 quando venne proiettato il primo film in Italia. Il primo prodotto cinematografico in Italia fu La presa di Roma e di esso si sono conservati solo 9 minuti. La presa di Roma racconta l’annessione di Roma al Regno d’Italia con conseguente fine dello Stato Pontificio e del potere temporale del Papa, reclamando l’indipendenza dalla Chiesa.
Il western all’italiana
Era il 1964 quando venne proiettato a Firenze il film Per un pugno di dollari di Sergio Leone che segnò una svolta nel genere western. E’ un western diverso da quello classico d’origine americana, innanzi tutto perché il protagonista non è quasi mai un eroe, ma più spesso un antieroe mosso da interesse invece che da motivazioni idealistiche; inoltre, il western all’italiana non è ottimista né tanto meno moralista come quello classico e presenta, quasi sempre, il denaro quale unico vero interesse dei personaggi. Le storie e le scene sono in genere più cruente, i personaggi più cinici e poco spazio è lasciato al romanticismo. Sergio Leone, colui che ha rivoluzionato il genere, ha sfumato notevolmente la classica distinzione tra il buono e il cattivo; ne esce un’immagine meno epica e decisamente più dura dell’Ottocento americano nelle regioni del West. Di Sergio Leone è la cosiddetta trilogia del dollaro dal successo tanto grande quanto inaspettato; ne fanno parte: Per un pungo di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966), interpretati da Clint Eastwood. Successivamente, il genere si rifugia nella parodia finendo per morire negli anni Settanta.
Il cinema neorealista
Il capolavoro neorealista del cinema italiano è Roma città aperta, datato 1945, di Roberto Rossellini. Roma città aperta racconta la storia degli abitanti di un edificio a Roma durante l’occupazione tedesca; essi aiutano la Resistenza, nascondono armi e falsificano documenti con la complicità del prete del quartiere; interpretazioni toccanti che esprimono gli umori del popolo in quel periodo storico. Roma città aperta rappresenta una novità nel panorama cinematografico dell’epoca perché, dopo il periodo dell’omologazione fascista, il film mostra spaccati di realtà: gli interni delle case, la povertà, le difficoltà del quotidiano, tutto sembra vero! Indimenticabile Anna Magnani tra i protagonisti.
Il capostipite delle fiabe al cinema
Quella di Pinocchio è sicuramente la fiaba più rappresentata al cinema. La prima trasposizione cinematografica della celebre fiaba di Carlo Collodi sulle avventure del burattino Pinocchio risale al 1911, da quel primo film (muto) ne sono susseguite ben 38 versioni, di cui l’ultima è targata 2019 con la regia di Matteo Garrone e l’interpretazione di Roberto Benigni nei panni di Geppetto. Il comico toscano aveva già interpretato la versione di Pinocchio del 2002, ma nei panni del burattino.
La fiaba dell’eroe ribelle con il naso che si allunga quando mente, Le avventure di Pinocchio – Storia di un burattino di Carlo Collodi, risale al 1881 ed è un omaggio alla morale laica, al valore della famiglia, alla forza dell’educazione e alle virtù del lavoro. E’ la fiaba dei records perché è stata tradotta in ben 240 lingue e rappresentata sullo schermo (cinematografico o televisivo) per ben 39 volte, nelle varie versioni ed interpretazioni. Nel 1972 venne realizzata per la RAI la versione televisiva in sei puntate, di Luigi Comencini e con Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto; una versione memorabile e di grande successo dove Pinocchio torna ad essere burattino solo quando si comporta male. Nell’ultimo Pinocchio di Matteo Garrone, gli effetti speciali rendono ancora più affascinante e senza tempo la fiaba di Pinocchio.
Il cinema dissacrante
Nel 1952 esce al cinema Don Camillo e Peppone che inaugura una nuova stagione nella rappresentazione ironica della sacralità e del clero. Don Camillo e Peppone sono un cattolico e un comunista che portano avanti un dialogo continuo e mordace; il film inizialmente doveva essere diretto da Vittorio De Sica, il quale non se la sentì (ai tempi della guerra fredda era rischioso parlare di comunismo in Italia) e propose il nome del francese Julien Duvivier (insomma, in campo neutro!). Fu un grande successo di pubblico.
Il cinema italiano, ironicamente e simpaticamente dissacrante, ebbe altri titoli di successo, per citarne alcuni: La moglie del prete (1970) di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Sophia Loren, Roma (1972) di Federico Fellini , Habemus Papam (2011) di Nanni Moretti.
Scene erotiche
Anche il cinema italiano ha avuto i suoi film erotici d’autore. Nel 1982 esce al cinema Identificazione di una donna di Michelangelo Antonioni; in questo film un uomo si innamora di due donne, una bionda ed una bruna, i protagonisti si attraggono e si respingono, si desiderano e si detestano, troppo vicini e troppo distanti.
Il cinema anticonformista
Il cinema italiano anticonformista trova la sua massima espressione in Pier Paolo Pasolini. Nel 1975 venne ritrovato il suo corpo sul litorale di Ostia e le circostanze della sua morte sono ancora oggi oscure. Pasolini fu uomo combattivo, antiborghese, anticonformista e le sue opere incoraggiano a non darsi per vinti, a tenere sempre duro, a ricominciare da capo. La sua filmografia è vasta, possiamo ricordare alcuni titoli: Mamma Roma (1962), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1966), Il Decamerone (1971), Il fiore delle mille e una notte (1974).
Il mito di Claudia Cardinale
Claudia Cardinale è nata a Tunisi nel 1938 da genitori nati in Tunisia, figli di emigranti siciliani. Claudia inizia ad imparare l’italiano solo dopo che la sua carriera d’attrice è avviata, tanto che i suoi primi film devono essere doppiati. Con I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli, la sua carriera ha un’accelerazione. Vince il Nastro d’Argento con La ragazza di Bube (1963) e riceve molti altri riconoscimenti: Golden Globe, Orso d’Oro, Leone d’Oro.
Le molteplici anime dell’Italia al cinema
Il regista che più di altri ha rappresentato al cinema la molteplicità degli aspetti sociali e culturali dell’Italia del dopoguerra, collegandoli insieme in tratti comuni, è Vittorio de Sica. Tra la vasta filmografia di De Sica, ricordiamo Ladri di biciclette (1949); l’incipit avviene in via Crispi a Roma, dove ad Antonio, al suo primo giorno di lavoro, viene rubata la bicicletta mentre affigge il manifesto di Rita Hayworth; seguono una serie di situazioni e ripieghi tipici dell’arte di arrangiarsi. I suoi film sono ambientati a Roma, a Napoli, a Ferrara e in altre città italiane perché è l’Italia nelle sue tante sfaccettature che il regista vuole rappresentare.
La commedia comica di ieri e quella di oggi
La commedia comica è un must del cinema italiano. Da I mostri (1963) di Dino Risi e interpretato da Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, a I nuovi mostri (1977) di Mario Monicelli, Dino Risi e Ettore Scola, interpretato dal trio Gassman, Tognazzi, Sordi alla comicità di Checco Zalone con Quo Vado? (2016) e con Tolo tolo (2020), la commedia comica italiana stuzzica e prende in giro vizi e luoghi comuni degli italiani, facendoli riflettere ridendo di sé.
Buona visione al cinema!
Cinzia Malaguti