Picasso, artista della scomposizione
Pablo Picasso è stato uno degli artisti più innovativi del Novecento con le sue figure scomposte che hanno caratterizzato il periodo cubista e determinato un cambiamento radicale della rappresentazione della figura umana. Picasso scomponeva artisticamente le figure per cercarne l’essenza del movimento così come un bambino scompone i suoi giocattoli per vedere come sono fatti. Verona rende omaggio a questo artista con l’esposizione di 90 opere, a Palazzo Forti fino al 12 marzo 2017.
Pablo Picasso nasce a Malaga, nel sud della Spagna, il 25 ottobre 1881, ma è a Barcellona che dipinge i suoi primi importanti lavori; all’inizio del Novecento è a Parigi dove trova gli stimoli artistici che cercava. Colpito ed affascinato dall’arte primitiva, essenziale e geometrica, la traghetterà nell’arte contemporanea; egli ebbe una particolare fascinazione per l’arte africana. La sua crescita artistica non fu lineare perché il periodo cubista fu anticipato e seguito da un ritorno alle linee classiche, da un ritorno all’ordine figurativo. La pittura degli ultimi anni è poi caratterizzata da linee più arrotondate, meno geometriche.
Il periodo di fascinazione per l’arte primitiva può ben essere rappresentato dal dipinto Nudo seduto (1906-1907) che rievoca la stilizzazione delle maschere africane e dove è embrionale la dissoluzione della visione del reale.
Successivamente a questo periodo, Pablo Picasso sviluppa l’idea primitiva del moto attraverso la scomposizione geometrica delle figure, come fosse alla ricerca della nascita del movimento dalla materia. Esempio di questo periodo artistico è Uomo con mandolino (1911-13) dove il cubismo analitico esprime la visione multipla della realtà.
Intorno agli anni ’20, Picasso ritorna alle linee classiche, ma rappresentando volti che esprimono la drammaticità del presente; non manca mai, tuttavia, uno sguardo ironico dell’artista anche di fronte alle sventure dell’umanità. Sono di questo periodo le opere Testa femminile (1921) e Olga col collo di pelliccia (1923), ritratto della donna amata fatto con un tratto di matita nera ma con un efficace effetto tridimensionale.
Con Il pittore e la modella (1926) si assiste alla metamorfosi surrealista di Picasso che qui si esprime attraverso un groviglio di linee e colori dove nel caos egli vede la figura.
Con L’acrobata (1930) Picasso rappresenta il linguaggio del corpo che si forma e si deforma in tante varianti; il risultato è una figura deforme e musicale con una tecnica che utilizza il bianco della tela per la figura ed il colore grigio per lo sfondo.
Con Donna che legge (1935) assistiamo ad un ritorno alle forme geometriche, qui caratterizzate da un’esplosione di colori.
Il Ritratto di Marie-Thérèse (1937) segna, invece, il ritorno alle linee arrotondate, meno spigolose e geometriche; qui la donna dipinta ammalia con la dolcezza del suo sguardo e rappresenta una delle opere più belle di Pablo Picasso, a mio parere.
La donna che piange (1937) simbolizza il dramma della guerra civile in Spagna, mentre Ragazzo con l’aragosta (1941) è un grido alla perduta felicità di vivere del periodo nazista. Il governo nazista considerava arte degenerata quella di Pablo Picasso.
Il periodo del dopoguerra è caratterizzato da opere che esprimono una ritrovata gioia di vivere. Ne sono esempi la scultura in bronzo Donna incinta (1949) dove la rappresentazione di una gravidanza è sinonimo di nuova vita e Bambino che gioca con un camion (1953) dove l’infanzia torna a giocare.
Gli ultimi anni della vita di Pablo Picasso (muore nel 1973) esprimono opere di largo respiro dove i tratti sono delicati e inneggianti ai valori universali della famiglia e dell’amore, un commiato sereno dell’artista alla vita che tanto gli ha dato. Sono opere di questo periodo La famiglia (1970) e L’abbraccio (1970) bellissima opera, espressione del gusto per la vita, tra emozioni devastanti e piaceri, attraverso l’uso del colore e delle forme.
Tutte le opere di Pablo Picasso che ho citato sono esposte alla mostra Picasso, figure (1906-1971), Palazzo Forti (AMO, Arena Museo Opera), Via Achille Forti 1, Verona, dal 15 ottobre 2016 al 12 marzo 2017, www.mostrapicassoverona.it. Orari: lunedì dalle 14,30 alle 19,30; dal martedì alla domenica dalle 9,30 alle 19,30. Le 90 opere esposte alla mostra veronese provengono dal Museo Picasso di Parigi.
Buona visita!
Cinzia Malaguti