Storie dell’Impressionismo a Treviso con tappa a Vittorio Veneto
Storie dell’Impressionismo è il titolo della mostra di Treviso che racconta non solo la pittura impressionista all’apice del suo successo, ma anche l’arte che ne ha determinato le premesse e quella che ne ha raccolto l’eredità. L’esposizione raccoglie oltre cento opere di impressionisti francesi, da Monet a Renoir, da Van Gogh a Gauguin, da Manet a Degas, da Cézanne a Pissarro. La mostra è un’ottima occasione per visitare Treviso e la vicina Vittorio Veneto.

L’Impressionismo fu un movimento artistico che esordì nella Parigi del 1874, anno della prima manifestazione ufficiale della nuova pittura, presso lo studio del fotografo Felix Nadar ed alla quale parteciparono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir. Il movimento artistico degli impressionisti durò una quindicina di anni. La nuova pittura aveva due elementi particolarmente distintivi ed innovativi: la maniera incredibile di stendere i colori, sfumati, scontornati, alleggeriti, luce nella luce e la modalità di dipingere, on plein air, all’aperto, non più nell’atelier, non più al chiuso di uno studio.

Storie dell’Impressionismo racconta da dove nascono questi elementi che caratterizzano quel nuovo movimento artistico. A documentare il cambiamento c’è una sezione dedicata all’arte del ritratto, un campo in cui ai tempi della pittura negli studi, negli atelier degli artisti, era il talento di Jean-Auguste Ingres a dominare. Nella pittura di Ingres c’è un talento per l’indagine psicologica che esce dai canoni classici del formalismo e del ritratto rappresentativo; è quel talento che ritroveremo in tante madame di Edgar Degas, nella celeberrima Madame Charpentier e i suoi figli di Pierre-Auguste Renoir, nel Ritratto di un bambino della famiglia Lange di Eduard Manet.

La scoperta di un modo più affascinante e più vivo di utilizzare il colore nasce, invece, da un gruppo di pittori francesi che fanno capo a Barbizon, un piccolo villaggio vicino a Fontainebleau, nei pressi di Parigi, incastonato in una foresta verde cupo, dove, a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento, si scopre che è più bello dipingere dal vero, all’aria aperta, lontano dalle luci artificiali degli atelier. A Barbizon un gruppo di giovani pittori scopre quanto più gratificante sia osservare come le cose cambiano sfumatura con lo scorrere delle ore e quante scene di vita reale si possano cogliere dipingendo all’aria aperta. Il primo a lasciare il suo studio di Parigi fu Théodore Rousseau, presto seguito da Millet, Dupré, Daubigny, Decamps, Courbet.

I grandi pittori dell’Impressionismo, quelli che l’hanno portata al suo apice e cioè Manet, Renoir, Berthe Morisot, Monet, Van Gogh, sono debitori di quell’esperienza partita dal gruppo di giovani pittori di Barbizon. Di Van Gogh la mostra ospita una decina di capolavori dal periodo di Arles a quello finale di Auvers-sur-Oise.


Nella fase declinante dell’Impressionismo si collocano Gauguin, diviso tra la Bretagna e la Polinesia, Camille Pissarro, Paul Cézanne; con loro prende forma una pittura che inizia en plein air per poi completarsi nelle atmosfere più intime dello studio. Si vedono allora dipinti che sembrano divisi in due, dove la parte più realistica, dipinta all’aperto, si distingue nettamente dalla parte definita tra le quattro mura dello studio ed intrisa di ricordi ed emozioni, più soggettiva.

Info mostra. La mostra Storie dell’Impressionismo è esposta al Museo di Santa Caterina, Piazzetta Mario Botter nr. 1 a Treviso, dal 29 ottobre al 1 maggio 2017. Orari: dal lunedì al giovedì dalle 9,00 alle 18,00, venerdì e sabato dalle 9,00 alle 20,00, domenica dalle 9,00 alle 19,00.

La mostra è un’occasione per visitare la graziosa città di Treviso, costruita tra ramificazioni del fiume Sile. Una breve guida la trovate nel mio articolo Crociera sul fiume Sile e visita a Treviso.

Se vi rimane un po’ di tempo, fate visita a Vittorio Veneto, circa 40 chilometri a nord di Treviso. Vittorio Veneto è un comune che nacque nel 1866 dall’unione dei preesistenti comuni di Ceneda e Serravalle. Vittorio Veneto era luogo di confine e di trincee durante la prima guerra mondiale; qui si combatté l’omonima battaglia che vide l’esercito italiano vittorioso contro l’esercito austro-ungarico e che ebbe come conseguenza la resa austriaca e la fine della guerra per l’Italia; è questa la ragione per cui Vittorio Veneto è il luogo dove finì la prima guerra mondiale.



Il Museo della Battaglia raccoglie ed espone oggetti ricordo di tipo personale e bellico provenienti dal fronte (cartoline, stufette da campo, garze, bombe a mano, elmi, ecc.), ma anche ricordi e testimonianze dell’occupazione di Vittorio Veneto; il museo nacque nel 1938 dalla donazione dell’ex-combattente Luigi Marson della propria collezione di oggetti, reperti e documenti, successivamente arricchito di reperti e documenti acquisiti dai tanti testimoni e dai loro eredi; il palazzo sede del Museo della Battaglia ospita anche la bella sala civica con affreschi che ricordano momenti storici importanti della vita della cittadina, come il passaggio dell’imperatore Carlo IV nel milletrecento.


Una visita alla vicinissima Cattedrale con il bel soffitto a cassettoni e rivestimenti in marmi pregiati e una passeggiata in località Serravalle lungo le rive del Meschio, completeranno una gradevole tappa in territorio trevigiano.
Buone visite!
Cinzia Malaguti
Bibliografia: Art e Dossier nr. 337
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