Pirati e corsari
Pirati e corsari assaltavano le navi mercantili per rubarne il carico, ma mentre i pirati armavano e guidavano navi di loro proprietà e derubavano imbarcazioni di qualsiasi nazione, i corsari erano al servizio di un re di cui issavano la bandiera e a cui consegnavano parte del bottino.
Il ruolo dei corsari ebbe il suo apice nel XVI e XVII secolo quando, dopo la scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo che era al soldo dei portoghesi, Spagna e Portogallo si accaparrarono il possesso, lo sfruttamento ed il commercio dei beni provenienti dai nuovi ricchi territori. Fu allora che le potenze coloniali escluse (Francia, Inghilterra e Olanda), attraverso i corsari incaricati, iniziarono a derubare i mercantili diretti nella penisola iberica e carichi di oro, argento, pietre preziose, seta e prodotti esotici. In sostanza, i corsari erano pirati autorizzati dal re.

I vascelli portoghesi e spagnoli che facevano ritorno in patria venivano attaccati da pirati e corsari nel triangolo di oceano Atlantico compreso tra penisola Iberica, isole Canarie e arcipelago delle Azzorre. Davanti alla minaccia di pirati e corsari, spagnoli e portoghesi studiarono ed applicarono con efficacia un nuovo sistema di convogli con scorte; la flotta in partenza per la Spagna veniva riunita nella baia dell’Avana, a Cuba, dove la fortezza del Castillo del Morro ne proteggeva le operazioni organizzative.

Corsari e pirati, però, non demorsero e spostarono la loro attività sull’attacco dei possedimenti spagnoli sulla terraferma, facendo base in alcune isole caraibiche (Giamaica, Tortuga). I pirati fecero pure alleanza tra di loro e fondarono la confraternita dei filibustieri; i filibustieri attaccavano imbarcazioni mercantili di qualsiasi bandiera e sempre con brevi razzie dalla costa, servendosi di piccole imbarcazioni e protetti dall’oscurità della notte.
Nel 1715, il monopolio spagnolo e portoghese del commercio con l’America iniziò a sgretolarsi con il trattato di Utrecht e le nazioni europee si stabilirono nei Caraibi; filibustieri e corsari non erano, dunque, più uno strumento per danneggiare gli spagnoli, diventando un nemico da battere e a cui dare la caccia.
Quella dei tesori di pirati e corsari è più una leggenda che una realtà: delle 11000 imbarcazioni spagnole che si calcola abbiano attraversato l’Atlantico tra il 1540 ed il 1650, i pirati ne rapinarono circa un centinaio, in gran parte mercantili senza grandi tesori. Il nemico più grande dei vascelli che portavano ricchezze in Europa non erano i pirati, ma l’oceano con le sue tempeste.
Letteratura e cinematografia hanno trovato pane per i loro denti nelle leggende di pirati, alimentandone il mito: dal romanzo di Emilio Salgari, Il corsaro nero, al recente film con Johnny Depp, Pirati dei Caraibi.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
Storica NG nr. 79
P. Gosse, Storia della pirateria, Bologna, Odoya, 2008 (saggio)
E. Salgari, Il corsaro nero, Torino, Einaudi, 2005 (romanzo)