6 scrittori americani raccontano vizi e virtù di New York
New York è simbolo degli Stati Uniti e della sua cultura, un concentrato d’America che rispecchia i vizi e le virtù di un’intera nazione; per questo ha sempre conquistato ed attirato scrittori. Paul Auster, Jonathan Franzen, Toni Morrison, Colum McCann, Rick Moody e Jay McInerney raccontano attraverso i loro romanzi l’anima newyorkese contemporanea degli Stati Uniti.

Paul Auster

Paul Auster (Newark, 1947) vive a New York; i suoi romanzi trattano i rapporti tra l’anonimato della grande città ed i piccoli spazi personali; l’uomo contemporaneo è scandagliato nelle sue angosce e nevrosi frutti della solitudine del vivere moderno, ma anche del caso. Lungi dall’essere romanzi pessimistici e basta, costringono ad interrogarsi sul futuro e vogliono farsi promotori di un cambiamento. Ricordiamo: Leviatano (1992), La musica del caso (1990), Sunset Park (2010).
Jonathan Franzen

Jonathan Franzen (Western Spring, 1959) vive a New York; i suoi romanzi parlano del modo in cui vivono gli americani, descrivendone relazioni umane e fallimenti. Ricordiamo: Le correzioni (2002), Libertà (2010).
Toni Morrison

Toni Morrison (Lorain, 1921) ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1993; è afroamericana ed i suoi romanzi raccontano la scalata sociale e spirituale dei neri, senza mai cedere a banalità. I suoi temi preferiti sono le difficoltà della mescolanza, la doppia schiavitù, la difficile liberazione delle donne nere. Toni sostiene che nel sangue dell’America scorre il razzismo e che, a volte, la letteratura ne è stata complice, come in certi romanzi di Hemingway. Tra i suoi romanzi ricordiamo: Paradiso (1998), L’isola delle illusioni (1982), Sula (1991), Amatissima (1993).
Colum McCann

Colum McCann (Dublino, 1965) è irlandese naturalizzato statunitense. Colum McCann si è imposto come scrittore dei senzatetto e delle anime solitarie, degli intoccabili e dell’infanzia abbandonata. I suoi romanzi rivelano la parte nascosta di New York, quella dietro luci e lustrini, quella che si vorrebbe nascondere, ma – anche qui – nell’ombra, il sogno americano non tramonta mai, finché c’è vita c’è speranza. Ricordiamo: Questo bacio vada al mondo intero (2010).
Rick Moody

Rick Moody (New York, 1961) racconta l’attrazione newyorkese di un luogo dove è possibile reinventarsi, ma anche la sua lenta decomposizione sotto strati di trucco. Ricordiamo: Rosso americano (sul declino delle utopie) e La tempesta di ghiaccio (sulla dissoluzione famigliare).
Jay McInerney

Jay McInerney (Hartford, 1955) racconta, con mescolanza di disinvoltura e profondità, l’America dei privilegiati, di cui a volte è compagno ed a volte osservatore disilluso. I suoi romanzi restituiscono un’immagine dei newyorkesi (e statunitensi) tra il cinico ed il romantico perché rimane il sogno americano (romantico), ma la disillusione continua ne ha indurito il carattere (cinico). Ricordiamo: Le mille luci di New York (1984), Good life (2006).

Insomma, dai romanzi di questi 6 scrittori statunitensi contemporanei esce un’immagine molto critica degli Stati Uniti, da vera e propria recessione e, d’altra parte, alcuni dei romanzi citati appartengono al periodo delle bolle speculative; emerge però dell’altro, una recessione che non è solo economica, è quella che per uscirne occorre recuperare la dimensione umana delle relazioni, svincolarla dal comando del denaro.
Cinzia Malaguti
Liberamente tratto dal video documentario/interviste America tra le righe – La Mela su Rai Play