Dal Partenone al British Museum: i marmi di Elgin
Nel 1803, gli operai del britannico Lord Elgin asportarono dal Partenone di Atene, anche con l’uso di seghe, bassorilievi, metope e statue che vennero portati in Inghilterra dove vennero esposti, prima nella villa del nobile poi al British Museum, con lo scopo di far ammirare ai compatrioti la raffinatezza dell’arte classica. La Grecia ha da tempo richiesto la restituzione e, nel frattempo, ha provveduto a costruire uno spazio, il Museo dell’Acropoli, dove accogliere i marmi di Elgin, ma il British Museum non è affatto propenso a separarsene.
Gli operai di Thomas Bruce, conte di Elgin, asportarono dal Partenone quindici placche con rilievi (metope), segandone alcune perché troppo pesanti, cinquantasei frammenti del fregio e le statue che restavano del frontone orientale; portarono via anche una delle cariatidi del portico dell’Eretteo (il santuario dorico e ionico dedicato ad Atena Poliade) e quattro frammenti del fregio del tempio dedicato ad Atena Nike. Le metope rappresentano scene mitologiche come la lotta con le amazzoni, la guerra di Troia e un combattimento tra lapiti e centauri.
Dopo l’acquisto da parte del British Museum, le statue ed i marmi di Elgin vennero esposti nella Sala Elgin (1832). Nel 1939 venne inaugurata una nuova sala, la Duveen Gallery, dal nome del ricco mercante d’arte che la finanziò, dove vennero trasferiti, non senza polemiche, poiché i marmi furono esposti dopo una controversa pulizia nella quale furono usati metodi aggressivi che, non solo sbiancarono le opere in modo esagerato, ma ne alterarono anche la superficie.
Insomma, questi inglesi prima asportarono senza alcun rispetto e cautela opere antiche, poi le rovinarono alterandone la superficie, credendo di pulirle. Ad attenuare le colpe degli inglesi c’è il fatto che, a quei tempi, cioè nel Settecento, l’Acropoli di Atene era in rovina, sede di guarnigioni militari ottomane, con i marmi che venivano frantumati per costruire abitazioni o ricavarne calce viva, pertanto oggetto di degrado e saccheggi vari; da un certo punto di vista, quindi, l’intervento di Lord Elgin ne ha permesso la conservazione e l’attuale fruizione, pur parziale.
La Grecia rivuole le sue opere antiche. Praticamente da quando, nel 1832, la Grecia ha riguadagnato l’indipendenza, i suoi governi hanno reclamato la restituzione dei marmi del Partenone, ma il British Museum non vuole sentire ragioni. Per dare più forza alle rivendicazioni, la Grecia ha inaugurato nel 2009 il Nuovo Museo dell’Acropoli dove grandi spazi vuoti segnano ancora drammatiche assenze, accanto ad alcune decorazioni rimaste in loco. L’Acropoli di Atene è Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Good luck Greece!
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
Storica NG nr. 94/2016