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Italo Svevo e la psicoanalisi

Italo Svevo è il nome d’arte di Aron Hector Schmitz, scrittore triestino, nato nel 1861; autore di tre romanzi, solo l’ultimo La coscienza di Zeno lo portò alla ribalta letteraria, grazie alla promozione dello scrittore irlandese James Joyce, conosciuto a Trieste. La curiosità di Svevo verso le teorie psicoanalitiche di Freud, in auge in quel periodo, ha caratterizzato la sua narrativa, segnandola di realismo e di esistenza vissuta, al di là dello stile e della forma.

Aron Hector Schmitz nacque a Trieste nel 1861, quinto di otto figli di una famiglia ebrea con nonno tedesco; frequentò le scuole israelitiche e nel 1874 venne mandato a studiare in Germania dove restò fino al 1878. Tornato a Trieste, trovò impiego in banca e pubblicò, a sue spese, Una vita, il suo primo romanzo, firmandosi Italo Svevo. Nel 1898, sempre a sue spese, pubblicò Senilità; l’anno successivo lasciò il lavoro in banca e s’impiegò presso l’azienda di vernici del suocero dove divenne dirigente. Nel 1906 conobbe James Joyce che viveva a Trieste e da cui prese lezioni d’inglese. I due primi romanzi furono accompagnati da una tale indifferenza di critica e di pubblico che Italo Svevo smise di scrivere per ben 21 anni. La forza propulsiva che aveva dentro per la narrazione fu però tale che, nel 1919, iniziò a scrivere La coscienza di Zeno; nel 1923 venne pubblicato, sempre a sue spese. Nel 1924 inviò una copia del romanzo a James Joyce che viveva a Parigi; Joyce capì di avere di fronte uno scrittore straordinariamente vero e ne parlò con alcuni scrittori ed italianisti francesi che rimasero anch’essi increduli sul silenzio che circondava in Italia questo scrittore di valore. Nacque così “il caso Svevo” e la risonanza fu tale che, oltre agli elogi francesi, anche Eugenio Montale scrisse un Omaggio a Italo Svevo.  Italo Svevo morì a 67 anni per i postumi di un incidente stradale.

Due incontri hanno segnato la letteratura di Italo Svevo: quello con lo scrittore James Joyce e quello con le teorie psicoanalitiche di Freud. James Joyce è stato fonte di formazione letteraria. Le teorie psicoanalitiche di Freud sono state fonte di formazione umana; vi si avvicinò con curiosità, ma anche con distacco, complice il disturbo del cognato che si rivolse proprio a Freud.

Una vita fu il primo romanzo di Italo Svevo, pubblicato nel 1892, a sue spese. Racconta la storia dell’inurbamento di un giovane intellettuale e delle sue ambizioni letterarie. E’ un romanzo sull’inettitudine alla vita e sulla negazione della volontà.

Senilità fu pubblicato nel 1898, sempre a sue spese; qui c’è la lotta esistenziale tra il desiderio e la capacità di vivere, tra realtà e volontà, c’è il contrasto tra indecisione e vitalità.

Dopo vent’anni di silenzio letterario, causato dall’indifferenza della critica e del pubblico verso i suoi due primi romanzi, nel 1919 Italo Svevo iniziò a scrivere il suo capolavoro, La coscienza di Zeno, che venne pubblicato, sempre a sue spese, nel 1923. La coscienza di Zeno è il primo romanzo mondiale sulla psicoanalisi. La coscienza di Zeno è organizzato non in senso cronologico, ma per temi, con continui andirivieni temporali; la narrazione va avanti e indietro esattamente come fa il nostro pensiero. La coscienza di Zeno racconta di Zeno che si sente inadeguato, inetto alla vita, sensazioni che imputa alla malattia; una malattia che prova a curare con la nuova scienza medica, la psicoanalisi; alla fine scopre che non è lui ad essere malato, ma l’intera società in cui vive. A differenza degli altri personaggi sveviani, il nevrotico Zeno alla fine vince, guarisce, o almeno questa è la sua autodiagnosi. In questo romanzo, Italo Svevo gioca con la psicoanalisi, la prende un po’ in giro, la guarda con distacco ed ironia, in maniera divertente. La coscienza di Zeno fu accolto con la solita freddezza da critica e pubblico italiano, ma questa volta Svevo, come Zeno, non si perse d’animo e ne uscì vincitore. Già, perché inviò copia del romanzo al suo amico Joyce, il quale lo apprezzò, ne capì il talento e lo portò alla ribalta. In fondo, i tre romanzi di Italo Svevo rappresentano tre momenti della sua esperienza, non solo letteraria, anche autobiografica.

Italo Svevo è considerato un autore modernista, fuori dagli schemi del classicismo dove contano lo stile e la forma. Il critico e saggista Alfonso Berardinelli fa questa interessante analisi letteraria: “Proust, Joyce e Kafka hanno radicalmente rinnovato la struttura del romanzo, ma la loro rivoluzione è rimasta ai primi del Novecento e si è chiusa con loro. Svevo è più moderato nelle sue innovazioni, ma la sua ombra lunga ha continuato ad agire persino nella contemporaneità.”.

Buona lettura!

Cinzia Malaguti

Videografia: video documentario I grandi della letteratura italiana – Italo Svevo su Rai Play