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I luoghi della memoria della follia del Novecento

I luoghi della memoria della follia del Novecento che vi racconto sono: Portico d’Ottavia a Roma, Memoriale binario 21 a Milano, campi di transito e concentramento di Fossoli (Carpi) e Risiera di San Sabba a Trieste, campo di concentramento di Auschwitz e Birkenau, Memoriale del genocidio degli Ebrei in Europa di Berlino, Museo Ebraico di Berlino. Quello che vi propongo è un viaggio in un periodo storico in cui la ragione era scivolata nel baratro, in cui il diverso era oggetto di persecuzioni e di soppressione fisica, orrori che ci ricordano quanto preziosa sia la libertà e quanto essa nasca dal rispetto.

Portico d’Ottavia a Roma

Portico d’Ottavia Roma

Il Portico d’Ottavia era l’entrata recintata di un’area di 6000 m2 dove vennero confinati gli ebrei romani. La comunità ebrea romana ha origini molto antiche e per molti secoli gli ebrei erano comuni cittadini; la prima segregazione ebbe origine da una “bolla” papale del 1555 ed andò avanti fino alla “presa” di Roma (annessione al Regno d’Italia) nel 1870 quando anche gli ebrei furono liberi di andare ovunque; quella libertà finì per loro nel 1938 quando furono promulgate le leggi razziali fasciste, sull’esempio della Germania nazista; da quel momento iniziò una storia tragica.

Nel settembre del 1943 accadde un episodio assurdo. Due rappresentanti della comunità ebraica vennero chiamati all’ambasciata tedesca di Roma, invitati dal generale delle SS Georg Keppler. Keppler accusò gli ebrei di essere doppiamente traditori, perché italiani (dopo l’8 settembre – armistizio con gli Alleati – tutti gli italiani erano considerati traditori dai gendarmi tedeschi) e perché ebrei; gli fu così imposta una sorta di riscatto: consegnare 50 kg di oro in 36 ore oppure 200 ebrei sarebbero stati catturati ed inviati in Germania. Gli ebrei si misero subito all’opera per raccogliere l’oro e ci riuscirono; con la consegna dell’oro, gli ebrei si ritennero salvi, ma non fu così. Il giorno dopo la consegna dell’oro, i nazisti si presentarono al ghetto e sequestrarono archivi e documenti, tutta la memoria scritta della comunità. Non era finita così però.

Il 16 ottobre 1943 fu il giorno del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma; le persone vennero trascinate fuori e radunate davanti al Portico d’Ottavia. Alcuni si salvarono grazie al caso o all’umanità di alcuni romani che nascosero bambini e adulti. Furono un migliaio le persone rastrellate, alcune tradite e vendute da romani in cambio di soldi, pensate che esisteva un tariffario per le delazioni (tanto per un bambino ebreo, tanto per una donna, tanto per un uomo, ecc.). Gli ebrei rastrellati vennero caricati brutalmente su dei camion che li scaricò al Collegio militare di via della Lungara. Al Collegio militare gli uomini vennero separati dalle donne e tutti costretti in condizioni igieniche precarie; due donne incinte vennero fatte partorire in cortile; dopo due giorni vennero trasportati alla Stazione Tiburtina e caricati su dei vagoni ferroviari. Destinazione finale: campi di sterminio. Molti finirono al campo di Auschwitz e Birkenau. Dei mille partiti, solo una decina di ebrei è sopravvissuta.

Leggi razziali in Italia (ft Rai Play)



Memoriale binario 21 a Milano

Memoriale Binario 21 Milano, muro dei nomi (ft sito Memoriale della Shoah)

A Milano gli ebrei non erano concentrati in un quartiere, ma il rastrellamento portò ugualmente alla raccolta di ben 774 persone. Il rastrellamento degli ebrei milanesi iniziò il 6 dicembre 1943 nell’indifferenza generale e fu possibile grazie a molte delazioni (spie). Ebrei ed oppositori politici vennero caricati su vagoni ferroviari che partirono dal binario 21. Il viaggio, verso i campi di transito prima e di sterminio poi, avvenne in condizioni bestiali, come ci raccontano i sopravvissuti, tra i quali la senatrice Liliana Segre: 30-40 persone stipate in un vagone piombato, un secchio per i bisogni ed un po’ d’acqua. Lo sterminio iniziava già su questi vagoni perché, in quelle condizioni, morivano bambini ed anziani. Partirono in 774, solo 27 tornarono vivi come ci racconta il Memoriale Binario 21 o Memoriale della Shoah.

Il Memoriale Binario 21 si trova sotto la Stazione Centrale di Milano, nel luogo dove venivano caricati e scaricati i treni postali e dove ebrei e dissidenti politici vennero fatti salire su carri bestiame con destinazione, per lo più, campo di concentramento di Auschwitz – Birkenau ed altri. Il Memoriale propone numerose iniziative per diffondere la cultura del dialogo tra religioni, culture ed etnie diverse. In questo Museo memoriale si sale sui vagoni originali con i quali vennero deportati gli ebrei; sulla banchina sono segnate date e destinazioni dei convogli; sulla parete sono proiettati i nomi di chi partì (in 774), in rosso sono evidenziati i nomi di coloro che fecero ritorno (in 27).

Campi di transito e concentramento di Fossoli e San Sabba

Campo di concentramento di Fossoli

A Fossoli, vicino a Carpi (Modena), c’era un campo di transito e di concentramento, prima del proseguimento verso i campi di sterminio. Quello di Fossoli nacque nel 1942 come campo di prigionia per i militari nemici, ma nel dicembre del 1943 venne trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in campo di concentramento per ebrei. Dal marzo del 1944 venne utilizzato dalle SS tedesche quale anticamera dei lager nazisti. Passarono dal campo di Fossoli circa 5000 internati politici e razziali che ebbero come destinazione finale i campi di sterminio di Auschwitz – Birkenau, Mauthausen, Dachau e altri. Nel primo dei 12 convogli che partirono dal campo di Fossoli diretto ad Auschwitz, c’era lo scrittore Primo Levi; Levi rievoca la sua breve esperienza a Fossoli nelle prime pagine di Se questo è un uomo e nella poesia Tramonto a Fossoli.  Fossoli è stato il campo nazionale della deportazione razziale e politica dall’Italia. Il campo di Fossoli è visitabile con guida su prenotazione alla Fondazione Fossoli, telefono 059 688483.



A Trieste, gli antichi edifici della Risiera di San Sabba vennero utilizzati per raccogliere i prigionieri in attesa di trasferimento, ma fu utilizzata anche per eliminare gli oppositori politici. Le vittime venivano fucilate, uccise con un colpo di mazza alla nuca, impiccate oppure avvelenate con i gas di scarico di furgoni appositamente attrezzati a questo scopo. Nel campo c’è un rudimentale forno crematorio utilizzato per bruciare i cadaveri. La Risiera di San Sabba è oggi Museo storico e Monumento Nazionale.

Campo di concentramento di Auschwitz e Birkenau

Al campo di concentramento di Auschwitz

Ho visitato il campo di concentramento e sterminio di Auschwitz – Birkenau alcuni anni fa, in occasione di un viaggio in Polonia. La sua estensione è enorme, tante costruzioni circondate da filo spinato che era elettrificato per impedire che qualche internato vi si buttasse contro per farla finita con quella vita orribile… no no non era umanità, cercavano di impedirlo perché poi districare un corpo richiedeva lavoro e avrebbero dovuto interrompere l’elettrificazione con problemi (per loro) di sicurezza; allora, misero dei paletti (tutt’ora presenti) a distanza e se qualcuno li superava, le guardie avevano l’ordine di sparare; succedeva che qualche nazista buttava un oggetto al di là dei paletti, cosicché l’internato doveva andare a raccoglierlo ed il nazista sparava, così si guadagnava il premio per aver impedito un suicidio!

Nel campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau furono uccise più di 1 milione di persone, 90% erano ebrei, gli altri polacchi, zingari, omosessuali, oppositori del regime e persone sgradite al 3° reich. Ad Auschwitz la sopravvivenza non era prevista dal regime. Appena scesi dai vagoni, i prigionieri venivano separati a vista in due gruppi, quelli subito destinati alla morte e quelli ancora abili al lavoro coatto, quindi venivano rasati (poi vi racconto cosa ne facevano dei capelli!). I nazisti supervisionavano le attività nel campo, ma i contatti diretti con gli internati, gli ordini stessi venivano fatti eseguire dai capò. I capò erano ebrei o, comunque, prigionieri trattati meglio degli altri, in cambio del loro servilismo.



Al campo di sterminio di Auschwitz è visitabile un forno crematorio, l’unico rimasto. I forni crematori di Auschwitz-Birkenau uccisero dalle 5000 alle 8000 persone al giorno e lavoravano 24 ore al giorno. I deportati venivano fatti spogliare e introdotti in una stanza dove veniva immesso gas che produceva cianuro; quelli vicino alle bocche da dove usciva il gas morivano subito, gli altri morivano dopo immani sofferenze. I corpi, infine, venivano introdotti in un forno e bruciati. La cenere veniva buttata nel fiume o cosparsa nei campi o sulle strade ghiacciate.

Uno degli stabili del campo è stato adibito a Museo della memoria e vi si trovano accatastati gli oggetti appartenuti ai deportati che furono oggetto di razzia da parte dei nazisti. Quegli oggetti (abiti, scarpe, utensili vari) erano destinati alla popolazione tedesca che soffriva le privazioni della guerra. Ben 43000 scarpe sono accatastate a ricordarci che sono appartenute a delle persone annientate per una follia, per una atrocità collettiva. Sono state trovate anche 7 tonnellate di capelli; i nazisti rasavano i deportati appena arrivavano al campo, quei capelli servivano ad imbottire coperte per i soldati e anche stivali per coloro che andavano sul fronte russo.

Il 27 gennaio 1945 entrarono i soldati russi che liberano gli ultimi sopravvissuti e posero fine a quelle atrocità.

Forno crematorio del campo di sterminio di Auschwitz



Memoriale del genocidio degli Ebrei in Europa di Berlino

Ho visitato anche Berlino alcuni anni fa e non poteva mancare la tappa al Memoriale del genocidio degli Ebrei in Europa. Esso è davvero straordinario: 2711 parallelepipedi di cemento scuro disposti su un piano in discesa; essi riassumono bene il concetto che un’organizzazione grigia e rigida fa scivolare la ragione nel baratro.

C’è da sottolineare che quella follia non riguardò solo i tedeschi; in Italia ho già parlato delle leggi razziali promulgate dal regime fascista; in Francia era proprio la polizia francese di Vichy che andava a prelevare gli ebrei e li consegnava ai tedeschi; nella Russia di Stalin, prima dello scoppio della guerra, i russi consegnarono migliaia di ebrei ai tedeschi. Il Memoriale di Berlino non riporta nomi o date, è un monito per l’umanità intera.

Berlino, Memoriale del genocidio degli Ebrei (ft Rai Play)



Museo Ebraico di Berlino

Il Museo Ebraico di Berlino è il più grande museo ebraico in Europa e si trova in Lindenstrasse 9-14. Esso racconta due millenni di storia degli ebrei in Germania, tra esposizioni permanenti e mostre temporanee.

La cosa più interessante nella visita a questo Museo Ebraico è l’installazione Shalechet. Si tratta di 10000 volti in acciaio punzonato distribuiti sul pavimento; i visitatori sono invitati a camminare sui volti e ad ascoltare il rumore prodotto dalle lastre di metallo che sbattono le une contro le altre e contro le persone che passano; quel rumore stridulo ed assordante ci invita a non dimenticare affinché la storia non si ripeta.

Cinzia Malaguti

Alcune parti di questo articolo sono tratte da Ulisse – Il piacere della scoperta – Viaggio senza ritorno di cui si invita la visione su Rai Play per eventuali approfondimenti