Viaggio nel rapporto tra uomo e vulcani
Ti porto in viaggio nel rapporto tra uomo e vulcani per conoscere la forza distruttiva dei vari vulcani sparsi nel mondo, gli eventi più drammatici che l’hanno caratterizzata, ma anche la loro forza creatrice che ha donato all’uomo terreni fertili, diamanti e terme. Scoprirai che il più grande vulcano d’Europa si trova sul fondo del mare Tirreno. Capirai, infine, che l’uomo con i suoi comportamenti può rendere più devastante l’attività dei vulcani.
Come si formano i vulcani e da cosa dipende la loro diversità
I vulcani sono punti di collegamento tra la superficie della Terra e le sue zone più profonde. Sotto la crosta terrestre si trova il mantello che è uno strato di rocce spesso quasi 3000 km; queste rocce sono caldissime, arrivano fino a 4000°, e la pressione è talmente alta da far si che il mantello sia tenuto in uno stato pressoché solido. Nella parte superiore del mantello, però, le rocce possono andare incontro a parziale fusione, così che si forma il magma che può lentamente risalire verso l’alto e accumularsi in camere magmatiche, delle specie di serbatoi che si formano sotto le future aree vulcaniche. Se il magma è abbastanza fluido e i gas contribuiscono a trascinarlo verso l’alto, il vulcano entra in attività, producendo delle eruzioni.

I vulcani possono nascere dove due placche terrestri si allontanano creando un assottigliamento della crosta, come avviene nella Rift Valley est-africana oppure, al contrario, possono nascere presso aree dove due placche terrestri si scontrano ed una scivola sotto l’altra; in quest’ultimo caso, si determina la loro fusione ed una risalita di magmi, come nei vulcani delle Ande.


Nel caso dei vulcani hawaiani, invece, la fusione nel mantello e la risalita di magma avvengono nel mezzo di una placca, in corrispondenza dei pennacchi; la placca continentale non è ferma, ma scorre sul pennacchio facendo sì che, con il passare di lunghi periodi geologici, i vulcani hawaiani si spostino come su un nastro trasportatore. In questi ambienti geologici, i vulcani più antichi si allontanano per sempre dal punto caldo che li aveva prodotti, divenendo inattivi, ma al loro posto nascono nuovi vulcani.

Le eruzioni vulcaniche più distruttive avvenute nel mondo
Il Kilauea è il vulcano più attivo delle isole Hawaii; negli ultimi 20 anni, le Hawaii sono cresciute di estensione, in certi punti, di 2 km2 grazie alla lava di questo vulcano, molto fluida e che si getta nel mare, attraversando gallerie nella roccia lavica e creando nuove terre. Il vulcano Kilauea nacque sul fondo dell’Oceano, poi è lentamente cresciuto grazie all’accumulo della lava che eruttava; oggi è alto 1250 mt dal livello del mare, ma ben 6100 metri dal fondo marino. Nel 1959, il Kilauea entrò in eruzione e la lava sommerse una foresta immensa; nel 1983 e nel 1990, eruttò continue colate laviche che arrivarono ad un’altezza di 10 metri distruggendo tutto, abitazioni comprese (le persone fecero in tempo ad abbandonare l’area), e lasciando una distesa lunare di lava secca che possiamo osservare visitando l’area di Kalapana, il deserto di lava.


L’Islanda è un’altra area con molti vulcani attivi. Il 14 aprile 2010 il vulcano Katla eruttò violentemente ed immise nell’atmosfera nubi di cenere, alte fino a 9000 metri, dal fondo del ghiacciaio; vapori, fumi e ceneri vennero diffusi nell’aria dai venti bloccando i voli aerei. Una eruzione molto drammatica avvenne nel 1783 e riguardò il vulcano Laki; le ceneri di questo vulcano islandese causarono un cambiamento climatico provvisorio, ma sufficiente a causare una terribile carestia e ad uccidere 2 milioni di persone nel mondo.

La penisola Kamchatka si trova ad oriente della Russia ed è un’area densa di vulcani; se ne contano circa 200, di cui 30 hanno eruttato di recente. Nel 2017 ha eruttato il Kambalny e da allora emissioni di cenere si verificano quasi ogni giorno. Il vulcano Kljucevskaja è uno dei più grandi del mondo, con un’altezza di quasi 5000 metri; di recente, ha eruttato nel 2007, 2010, 2012, 2013 mettendo in seria difficoltà le rotte aeree del nord Pacifico.
L’Indonesia è anch’essa una regione con vulcani violenti. Memorabile fu l’eruzione del vulcano Tambora, nell’isola di Sumbawa, avvenuta l’11 aprile 1815; le polveri vulcaniche immesse nell’atmosfera e trasportate dai venti, oscurarono il sole per molto tempo, creando carestie in Europa, Nord America e Asia; l’agricoltura mondiale fu messa in ginocchio e cominciarono a scarseggiare le scorte alimentari, così si ebbero rivolte violente, al punto che, nei paesi dove la mancanza di cibo fu più grave (come in Svizzera), fu dichiarato lo stato di emergenza. Un altro vulcano indonesiano esplose catastroficamente alla fine dell’Ottocento (27 agosto 1883): il vulcano Krakatoa; le ceneri immesse nell’atmosfera crearono un abbassamento delle temperature in tutto il pianeta.


Nelle Filippine, il vulcano Pinatubo si svegliò dopo un sonno durato 500 anni. Era il 15 giugno 1991, circa 20 milioni di tonnellate di anidride solforosa vennero gettati nella stratosfera fino ad oltre 30 km di altitudine; si susseguirono esplosioni di modesta entità, città e paesi vennero evacuati, poi il vulcano esplose con una forza inaudita, per 10 ore la cenere vulcanica venne espulsa nell’atmosfera dove salì per 35 km, colate piroclastiche precipitarono verso il basso seppellendo le valli sottostanti e le relative città dove vivevano 70.000 persone; poche furono – però – le vittime, grazie al piano di evacuazione attuato dopo le prime esplosioni.

Isola di Santorini, Grecia. Migliaia di anni fa, l’isola di Santorini venne sconvolta dalla violenza di uno dei vulcani più potenti della storia umana: il vulcano Thera. Questo vulcano collassò su sé stesso e si inabissò in mare, fu una catastrofe; sull’isola vivevano molte persone che facevano capo alla civiltà minoica, originaria dell’isola di Creta; pare che molti abitanti riuscirono a scappare e rifugiarsi a Creta, ma la salvezza durò poco perché l’onda generata dal vulcano collassato travolse la vicina Creta. Oggi il vulcano Thera è, per lo più, sommerso sotto le acque del mare Egeo, cosicché gli abitanti dell’isola vivono ai bordi della caldera del vulcano.

Pompei. La città di Pompei, esuberante e mondana, venne distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79 d.C., in età romana. A Pompei non arrivò lava, ma cenere e lapilli che seppellì tutto. Il fatto che tutto venne seppellito sotto una coltre di pomici e cenere ha permesso la conservazione dei resti di ciò che il vulcano aveva distrutto; oggi, grazie a quei resti, siamo in grado di conoscere molto della struttura della città e della vita in essa. Per la tua visita a Pompei, leggi Costiera Amalfitana e dintorni.

Uno dei disastri più terribili del XX secolo è quello del vulcano Nevado del Ruiz, in Colombia. Il 13 novembre 1985 questo vulcano colombiano eruttò con molta violenza, l’esplosione sciolse il ghiaccio della cima ed un enorme torrente di fango e cenere si riversò a valle, abbattendosi sulla città di Armero, a 50 km dal vulcano, uccidendo 23.000 persone; le autorità locali non diedero ascolto ai vulcanologi che avevano dato l’allarme.

L’attività dei vulcanologi
I vulcanologi studiano l’attività dei vulcani ed è possibile prevederne l’esplosione dai segnali inviati dagli strumenti appositamente posizionati sulle pendici. Tuttavia, rimangono imprevedibili i tempi delle eruzioni e la loro violenza. L’Etna, ad esempio, è un vulcano costantemente monitorato dall’Istituto Nazionale di Geofisica di Catania (INGV), ma non è considerato pericoloso avendo un comportamento abbastanza prevedibile. L’attività dei vulcanologi, di campionamento, di osservazione, di posizionamento strumentale, è piuttosto rischioso. L’attività dei coniugi Krafft è, ad esempio, memorabile, così come la loro fine; essi vissero appassionatamente per studiare i vulcani e morirono nel 1991 a seguito di una colata piroclastica durante l’eruzione del Monte Unzen, in Giappone.
La forza creatrice dei vulcani: terre fertili, diamanti e terme
I vulcani sono anche generosi, ci donano terre fertili, diamanti ed altre pietre preziose, terme salutari.
Terreno fertile. Un esempio di territorio lavico divenuto terra fertile è la grande caldera di Ngorongoro, situata nella pianura del Serengeti, in Tanzania; qui vivono oltre 25.000 specie di animali che si contendono le praterie e le foreste, i laghi e i fiumi. Tanta ricchezza si deve ad un antico vulcano, poi collassato, che ha lasciato l’odierno cratere; acqua, vento, sole hanno, con il tempo, disintegrato la roccia vulcanica e le ceneri, ricche di minerali provenienti dalle viscere della Terra, e hanno dato origine ad un ricco tappeto di erba verde.

Diamanti. I diamanti si formano in profondità e giungono in superficie grazie alle risalite del magma. I diamanti sono fatti di carbonio che si può formare a temperature molto elevate, fino a 1000°, e a pressioni pari quasi a 30.000 volte quella dell’aria che respiriamo; se queste condizioni non si mantengono abbastanza a lungo, il processo di formazione dei diamanti regredisce e si crea una semplice grafite, come quella delle matite, o addirittura un gas. Questi capolavori della natura vedono la luce solo molto raramente. Oggi si estraggono circa 26 tonnellate all’anno di diamanti, metà dei quali provenienti dalle miniere sudafricane; importanti miniere diamantifere sono anche in Canada, Russia, Brasile, Australia e India. In India fu estratto, molti secoli fa (intorno al 1300), un leggendario diamante, il Koh-i-Noor, di ben 186 carati; questo diamante venne poi confiscato dagli inglesi, venne tagliato per renderlo più brillante (pur riducendone la caratura) e divenne parte dei gioielli della corona britannica; è conservato nel museo della Torre di Londra ed è incastonato al centro della croce maltese della corona della regina. I diamanti sono usati anche in campo industriale, grazie alla loro durezza; servono per il taglio e la molatura, ma anche nelle lenti.

Altre pietre preziose. I processi di cristallizzazione non producono solo diamanti, ma anche altre pietre preziose. Quando a cristallizzare è un magma ricco di silicati e altri elementi chimici, si formano quarzi o topazi. Gli smeraldi, invece, nascono in vulcani al termine della loro vita, quando ormai non eruttano più, ma conservano nelle loro viscere un magma in via di raffreddamento.
Le terme. Le terme sono comparse grazie ai vulcani. Le sorgenti termali sono state sfruttate sin dai tempi antichi, sin dal periodo dell’Antica Roma, quando con le sue acque ci si curava e con il calore si sudava per espellere gli umori delle malattie. L’idea venne ad un uomo d’affari in epoca romana, Caio Sergio Orata, che fece costruire dei cunicoli dai quali fece uscire il calore fino a 60°; le terme romane presero così piede che, dove non c’erano sorgenti termali, venivano create artificialmente, accendendo dei fuochi dentro dei forni. In epoca recente, il calore è stato sfruttato anche per produrre energia elettrica; si pensi che in Islanda, dove ci sono circa 200 vulcani, l’energia che alimenta il paese è quasi totalmente proveniente da impianti geotermici, ossia che sfruttano il vapore prodotto dalla Terra. Il primo impianto geotermico è stato – però – costruito in Italia, a Larderello, in Toscana, nel 1905.

I vulcani attivi in Italia
L’Italia è un territorio sismico e vulcanico perché in corrispondenza della nostra penisola si scontrano due placche continentali, quella europea e quella africana. L’Italia ha molti vulcani, per lo più spenti, ma 8 sono ancora attivi. Vediamoli insieme.
Etna. L’Etna si trova nella Sicilia orientale e non è un vulcano particolarmente pericoloso perché non è esplosivo come il Vesuvio, cioè le sue eruzioni sono di tipo effusivo. L’Etna, il cui pennacchio di cenere è sempre attivo, quando aumenta la sua forza avanza lentamente, lungo percorsi prevedibili. L’Etna è un vulcano tenuto costantemente sotto controllo da INGV, l’Istituto Nazionale di Geofisica, e sulla superficie dei suoi pendii sono state collocate strumentazioni atte a misurarne ogni minima variazione.

Stromboli. Lo Stromboli è un vulcano che si trova nelle Isole Eolie, Sicilia orientale. E’ un vulcano molto attivo e le sue eruzioni portano anche colate laviche.

Vulcano. Anche il vulcano Vulcano si trova nelle Isole Eolie, Sicilia orientale. In prossimità del porto dell’isola omonima, si trovano dei fanghi vulcanici caldi legati all’attività sulfurea dell’isola.

Vesuvio. Il Vesuvio fu protagonista di una grande tragedia in epoca romana, quando eruttò cenere e lapilli nel 79 d.C., seppellendo Pompei e tutti i suoi abitanti. Il Vesuvio ha eruzioni esplosive, quindi pericolose, ma è dal 1944 che tace.

Campi Flegrei. L’area dei Campi Flegrei è una grande caldera situata ad ovest del golfo di Napoli. E’ un’area ad alto rischio vulcanico, anche se finora interessata da fenomeni di bradisismo, ossia di sollevamento del suolo. Dal 1982 al 1984, a Pozzuoli si è verificata una risalita del suolo di circa 3 metri. Nelle profondità della Terra, nei pressi di Bagnoli, a ridosso della collina di Posillipo, si trova la camera magmatica.

Ischia. Anche l’isola di Ischia è un vulcano. Le sue ultime eruzioni esplosive risalgono al periodo tra 5000 e 3000 anni fa.

Marsili. Marsili è il vulcano più grande d’Europa ed è completamente sottomarino. Si trova sul fondo del mar Tirreno, al largo delle coste di Sicilia e Calabria. E’ stato scoperto da meno di un secolo.
Isola Ferdinandea. L’Isola Ferdinandea è un’isola vulcanica emersa di recente, poi inabissata, in parte riemersa e di nuovo inabissata, a seguito delle eruzioni sottomarine di un vulcano. Si trova al largo di Sciacca, tra la costa meridionale della Sicilia e l’isola di Pantelleria. L’isola Ferdinandea emerse nel 1831, a seguito dell’eruzione sottomarina di un vulcano, si innalzò dall’acqua formando l’isola e si inabissò definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832.

Gli effetti del riscaldamento globale sull’attività dei vulcani
L’uomo può rendere ancora più devastante l’attività dei vulcani con i suoi comportamenti. Il riscaldamento globale del pianeta, dovuto all’effetto serra e all’inquinamento, provoca lo scioglimento di ghiacciai sotto le cui calotte dormono montagne di fuoco. La pressione dei ghiacci tiene a freno l’attività dei vulcani, la comprime. Gli studiosi hanno evidenziato che lo scioglimento dei ghiacciai sta favorendo l’attività vulcanica. Cerchiamo di avere cura della nostra Terra e delle nostre vite!
Buona vita!
Cinzia Malaguti
Alcune informazioni contenute in questo articolo sono tratte dal documentario di Alberto Angelo Ulisse: il piacere della scoperta, 2016, Rai Play