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Salvatore Quasimodo, l’ironia mite

Nato il primo giorno del secolo scorso, Salvatore Quasimodo, siciliano di Modica, interpretò con la sua lirica poetica e una mite ironia il Novecento, tormentato da povertà, terremoti e guerre. La sua prima raccolta di poesie risale al 1930, Acque e terre, dedicate alla sua terra natale, ma fu attraverso la traduzione dei classici greci che trovò la maggior fonte d’ispirazione. Nel 1959 ottenne il Premio Nobel per la Letteratura.

Non amo in maniera particolare la poesia ermetica, quella piena di analogie di complessa interpretazione, ma la poesia ermetica di Salvatore Quasimodo è speciale, la sua ricerca di musicalità nella poesia è speciale. A differenza di Gabriele D’Annunzio, ad esempio, Salvatore Quasimodo non separa né la logica dall’immaginazione, né l’elegia dal dramma; il risultato è uno spruzzo di leggerezza e vitalità che, a mio parere, sono assenti nella lirica dannunziana.

« Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera. » C’è leggerezza, profondità e mite ironia in questa sua meravigliosa poesia Ed è subito sera.

Aveva 7 anni Salvatore Quasimodo quando visse la distruzione e la desolazione prodotte dal terremoto del 1908 a Messina, dove il padre ferroviere fu trasferito per riorganizzare il traffico ferroviario post-terremoto; per alcuni mesi la famiglia visse in un carro merci parcheggiato su un binario morto della stazione, in una città dove tutto era andato distrutto. Quell’esperienza impresse una certa malinconia nell’animo del poeta che sarebbe diventato.

Salvatore Quasimodo aveva una nonna figlia di profughi greci di Patrasso e, quasi come un richiamo alle origini, fu attratto dalla lingua greca che usò per dedicarsi alla traduzione dei classici greci, da cui trasse grande ispirazione per le sue poesie.  All’età di 40 anni gli fu assegnata la cattedra di Letteratura italiana al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Dopo la guerra si recò in URSS dove doveva presenziare ad un incontro tra scrittori russi ed italiani, ma ebbe un infarto, tuttavia si salvò e rientrò in Italia. Nel 1959 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: “per la sua poetica lirica che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi“. Seguiranno lauree honoris causa dall’Università di Messina (1960) e da quella di Oxford (1967). Morì ad Amalfi nel 1968, dove si trovava per presiedere un premio di poesia, a causa di un ictus; il suo corpo fu trasportato a Milano e tumulato nel Famelio del Cimitero Monumentale.

Siciliano, amante della bellezza femminile in tutte le sue forme, pare anche piuttosto donnaiolo, Salvatore Quasimodo visse il suo tempo con quell’ironia mite che gli permise di ottenere la fama ed il prestigio letterario che ancora oggi gli riconosciamo.

Cinzia Malaguti

Videografia: video documentario L’attimo fuggente – Con la faccia al sud su Rai Play

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