Rococò
Il Rococò fu un movimento culturale ed artistico che si sviluppò in tutta l’Europa occidentale nel Settecento; tutto ruotava intorno a due temi centrali: la felicità ed il piacere. Il Rococò inseguiva il piacere e si espresse nell’architettura del massimo comfort e nell’arte della nudità senza pudore e delle maschere; creò un mondo ossessionato dal divertimento al punto da perdere la bussola morale. Boucher, Fragonard, Tiepolo, Gainsborough, Bentham, Watteau, Goya sono gli artisti più rappresentativi di questo periodo storico.
L’architettura rococò ci ha lasciato palazzi realizzati in modo caratteristico; il più rappresentativo è il Palazzo Sans Souci, ovvero palazzo senza preoccupazioni; si trova a Potsdam in Germania e fu il palazzo del piacere di Federico II di Prussia. Il Palazzo Sans Souci è costruito tutto su un piano, non c’è nessuna scalinata su cui affaticarsi e l’accesso al giardino è diretto, insomma un’architettura all’insegna del comfort e del piacere; ai piedi del palazzo c’è una vigna a portata di mano e l’ingresso ha delle statue decorative raffiguranti le baccanti, ossia le seguaci di Bacco, dio del vino. La rivoluzione rococò continua anche all’interno del palazzo con la sala da pranzo creata apposta per il piacere di mangiare e dove le portate erano servite su vasellame lussuoso, poi la camera da letto riccamente arredata per essere luogo dove fare di tutto, non solo dormire, ma anche lo studio, molto curato per essere uno dei grandi piaceri della vita.
Nella pittura si assiste ad un cambiamento nella rappresentazione del nudo, non più di una sensualità delicata e pudica, bensì rozza, rosea ed artificiosa. Ne sono esempi i quadri di nudo di Francois Boucher (Parigi, 1703-1770), pittore di corte di Luigi XV; i suoi nudi sono spudorati e diretti e rispecchiano quella ricerca, tipica del rococò, del piacere senza complicazioni, del desiderio senza limiti. Boucher fu il ritrattista preferito di Madame de Pompadour, alla corte di Versailles; fu lei a caratterizzare il rosa quale uno dei colori che definiscono il rococò.
Altri pittori significativi del Rococò in Francia furono Jean-Honorè Fragonard e Antoine Watteau. Jean-Honoré Fragonard (Grasse 1732, Parigi 1806) dipinse nel 1767 I fortunati casi dell’altalena, dove una donzella di diverte sull’altalena, mentre un giovanotto a terra guarda sotto la sottana che svolazza nel dondolio; il chiaro sapore erotico lo capiamo ancor meglio se consideriamo che nell’età rococò le mutandine non si usavano. Antoine Watteau (1684-1721) rappresentò, invece, figure mascherate nei costumi della commedia dell’arte, principalmente Arlecchino e Pierrot, a significare la fuga dalla realtà tipica del rococò. Durante il rococò il balli in maschera erano molto popolari e bastava noleggiare un costume della commedia dell’arte per evadere dalla realtà. Un esempio estremo della decadenza morale durante il rococò francese è dato dal Marchese de Sade (1740-1814), scrittore di romanzi che definire trasgressivi è poco.
In Italia, i balli in maschera erano ancora più diffusi a Venezia, erano un vero e proprio modo di perseguire il piacere ed il divertimento senza freni, protetti dall’anonimato di una maschera. La Venezia rococò diventò la capitale europea della trasgressione; qui ci si poteva mascherare dal 26 dicembre al martedì grasso di Carnevale e dal 5 ottobre fino al giorno di Natale, quindi in parecchi mesi dell’anno, le persone potevano andare in giro fingendo di essere qualcun altro; le donne indossavano una maschera ovale, chiamata moretta, che era sorretta dai denti, mordendo un bottoncino all’interno, cosicché esse non potevano parlare senza far cadere la maschera, ma certamente avevano imparato a parlare con gli occhi e con la postura. Durante il rococò, la società veneziana era diventata decadente e guasta, ma seppe esprimere artisti che colsero il meglio di quel periodo: Giambattista Tiepolo e Pietro Longhi. Pietro Longhi (Venezia, 1701-1785) dipinse la vita dei veneziani con tono satirico, connotato di buonumore, in una sorta di cronaca mondana accattivante per scoprire la verità.
Giambattista Tiepolo (1696-1770) realizzò uno dei suoi capolavori alla Scuola grande dei Carmini di Venezia, fondata dai carmelitani per assistere i poveri; essi trassero le loro entrate dalla vendita degli scapolari, considerati “lasciapassare per il Paradiso” e quegli scapolari sono presenti negli affreschi. Ciò che c’interessa sapere, però, è che Tiepolo introdusse il principio di piacere nell’arte religiosa del rococò, dipingendo cieli tersi e freschi, una nuova ariosità che incanta, tenta, seduce, non più severa adorazione.
Anche nell’austera Inghilterra arrivò il rococò; vi parlo di tre artisti particolarmente rappresentativi delle forme che qui prese il rococò: Thomas Gainsborough, William Hogarth e Jeremy Bentham. Parto da William Hogarth (1697-1764) perché c’è qualcosa di particolare di cui vi devo parlare: Hellfire Club; l’Hellfire Club era un club privato e libertino, dissacratorio e blasfemo, collocato in un luogo sotterraneo nell’Inghilterra del XVIII secolo (epoca rococò) e di cui faceva parte William Hogarth; falsi monaci celebravano blasfeme cerimonie religiose con le quali si facevano beffe dei riti cattolici, prima di abbandonarsi a sbornie colossali correndo dietro a prostitute, chiamate “sorelle”, che erano state invitate alla messa nera.
Un altro esempio di come la spensieratezza del rococò celasse oscurità e tenebre è dato dal caso di Maria Gunning (1733-1760). Maria era contessa di Coventry e donna mondana; per sbiancarsi il viso in un pallore, segno di agiatezza e particolarmente apprezzato durante il rococò, Maria usava una biacca a base di carbonato di piombo che era meravigliosamente coprente, ma il piombo iniziò presto a combinarsi con l’umidità della sua pelle formando acido che cominciò a corrodere il suo bel viso, così lei aggiunse ulteriore biacca; il belletto che metteva sulle guance era fatto di polvere di cinabro, un sottoprodotto dell’estrazione del mercurio e per le labbra usava in estratto di alghe con una concentrazione alta di mercurio; il risultato fu che morì a soli 27 anni per intossicazione grave da piombo e mercurio.
Thomas Gainsborough (1727-1788) ritrasse bene il desiderio rococò delle donne di esprimersi attraverso gli abiti che indossavano, ma era bravo anche a ritrarre bambini, non più espressione di una fase della vita da superare in fretta, bensì di un bellissimo momento di innocenza e libertà, qualcosa di prezioso, da proteggere e da cui ricavare gioia.
Jeremy Bentham (Londra, 1748-1832) fu una delle presenze più inquietanti del rococò; egli donò il suo corpo alla University College di Londra e ogni giorno il suo scheletro viene esibito racchiuso dentro un corpo posticcio imbottito di crine di cavallo; la sua testa è tenuta in una scatola ed esposta solo in occasioni speciali. Bentham era un filosofo alla ricerca di modi per migliorare la vita dell’uomo, così inventò una nuova corrente di pensiero, cosiddetta utilitarismo; l’idea centrale dell’utilitarismo era che la felicità derivasse dall’utilità, perciò tutto doveva essere il più utile e funzionale possibile, anche una prigione. Bentham inventò il Panopticon, una prigione circolare dove le celle erano disposte lungo il perimetro, cosicché i prigionieri potevano essere costantemente sorvegliati dalle guardie, poste dentro una struttura collocata al centro; l’idea di Bentham era che i prigionieri potessero auto-controllarsi perché si sentivano costantemente sorvegliati.
Nel mondo tedesco sono caratteristiche le teste di carattere di Franz Messerschmidt (1736-1783); si tratta di sculture in marmo o in piombo fuso ognuna con una smorfia differente.
In Spagna ci fu un pittore che seppe raccontare la follia del rococò, fu Francisco Goya (1746-1828). Goya non vedeva quell’allegria e gradevolezza che la corte reale di Madrid voleva che dipingesse; quando guardava il mondo, Goya vedeva stupidità, malvagità e tenebre e doveva metterle a nudo, lo faceva nei dipinti privati eseguiti per sé, per sfogarsi, mentre per la corte reale alcuni, solo alcuni, erano esibizione di reale vilipendio, come quel Ferdinando VII, re dipinto in maniera abbruttita; tra i suoi dipinti privati ricordiamo La casa dei matti e L’inquisizione. La massima espressione dell’inquietudine di Goya di fronte ad una realtà che vedeva in tutto il suo orrore è rappresentata nei Los Caprichos (I capricci), una serie di incisioni su matrici originali, conservate alla Reale Accademia San Fernando di Madrid; se potete andate a vederle perché esse sono fondamentali per capire Goya.
Sono figli del rococò la ricerca del piacere escludendo ogni complicazione, il declino del gusto, la nudità senza pudore, il desiderio senza limiti e prefigurano il mondo moderno, cosi come i mostri del sonno della ragione disegnati da Goya sono i moderni zombie e frankestein dei film dell’orrore.
Cinzia Malaguti
Videografia: video documentari Rococò di Waldemar Januszczak su Rai Play
Salvd c ho una pitura piu di 90anni di echual’eri scrive..poso avere contato di mandarla e mi informasi. Grazie