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RAN Radicalisation Awareness Network: un network europeo contro la radicalizzazione

Combattere il terrorismo e l’estremismo violento non è solo una questione di misure di sicurezza, occorre un’opera di prevenzione che deve vedere coinvolti famiglie, scuole, amministrazioni pubbliche, comunità religiose, carceri, questura, associazioni che lavorano con i migranti. Nasce così il RAN, Radicalisation Awareness Network, per volontà della Commissione Europea.

Il progetto RAN è stato lanciato ufficialmente a settembre 2011 per iniziativa del Commissario Cecilia Malmstrom al fine di aiutare gli operatori di prima linea e per facilitare lo scambio di esperienze e buone pratiche tra di loro.

RAN logo

Il primo risultato del Network è stata l’individuazione delle linee d’intervento più efficaci; ne sono state catalogate sette, da utilizzare ed adattare alle specifiche situazioni locali e personali. Vediamole, perché hanno rilevanza:

  • addestramento degli operatori di prima linea a contatto con gli individui vulnerabili, come forze dell’ordine, operatori penitenziari, sanitari ed educatori, scuole comprese, perché riconoscano i segnali d’allarme e sappiano intervenire;
  • sostegno alle famiglie delle persone vulnerabili o radicalizzate affinché riconoscano i segnali d’allarme e sappiano come intervenire;
  • coinvolgimento delle comunità a rischio, stabilendo relazione di fiducia reciproca con le autorità, in modo che da punto critico diventino un alleato nella prevenzione; l’influenza dei pari è considerata uno degli strumenti più potenti di prevenzione;
  • educazione dei giovani allo sviluppo del senso critico per renderli meno suscettibili alle ideologie estremiste che offrono l’attraente conforto di soluzioni semplici allo smarrimento di un mondo complesso;
  • offerta di narrazioni alternative alla propaganda estremista, soprattutto on line, come testimonianze, documenti, foto e video da usare per generare diversi prodotti comunicativi che oppongano alla propaganda di odio, la forza dell’incontro  umano e dell’empatia;
  • creazione di infrastrutture istituzionali in grado di fornire un aiuto concertato alle persone a rischio di estremismo;
  • strategie di fuoriuscita per chi è caduto nelle maglie dei gruppi radicali o inizia a sentirsene attratto, qualora quelle preventive non siano sufficienti; questi programmi mirano, in prima istanza, all’abbandono dell’idea della violenza, pur mantenendo le idee estreme; in seconda battuta, è ipotizzabile un lavoro cognitivo più profondo di deradicalizzazione che modifichi le convinzioni estremiste.

radical islam

Io trovo siano un progetto ed un lavoro interessanti che daranno i loro frutti nel tempo, man mano che si creano delle sinergie di rete tra i vari operatori e tra i vari paesi europei. Al momento, il grosso delle esperienze di RAN sono nel Nord Europa, Danimarca in prima linea con il progetto Aarhus, ma l’obiettivo è di estenderle in tutta l’Unione Europea.

In Italia, il Ministero della Giustizia si è già attivato nella formazione del personale, mentre il Ministero dell’Interno ha creato un gruppo di lavoro, che prepara tra l’altro campagne di comunicazione. A Torino è stato attivato un gruppo di lavoro, sul modello RAN, che vede amministrazioni pubbliche, scuole, carceri, questura, comunità religiose, associazioni che lavorano con i migranti, collaborare insieme per la prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione o per applicare efficaci strategie di fuoriuscita.

L’albero è piantato, ora attendiamo di frutti.

Cinzia Malaguti

 

Bibliografia:

Mente & cervello, nr. 133

Strategia dell’UE per combattere la radicalizzazione ed il reclutamento di terroristi (file pdf)

Charter of principles governing the UE Radicalisation Awareness Network (file pdf) 

Rules of procedures RAN (file pdf)

 

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