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Origini della violenza

Un ambiente sfavorevole è in grado di intervenire negativamente anche sullo sviluppo del cervello di un bambino, predisponendolo a commettere, da adulto, crimini violenti. E’ questa la tesi sostenuta da Adrian Raine, criminologo e psichiatra, nel suo saggio L’anatomia della violenza. Una tesi avvalorata da molte ricerche che, forse, permetterà di unificare le prospettive biologiche con quelle sociali nella prevenzione dei crimini.

Tra le diverse ricerche pubblicate, quella più interessante è stata effettuata su bambini di tre anni di età. Il gruppo di Raine ha provato a modificare per 24 mesi l’ambiente in cui sono cresciuti bambini fino a tre anni, dando loro cibo migliore, facendo svolgere più esercizio fisico e fornendo maggiori stimoli cognitivi. Hanno poi messo a confronto il grado di sviluppo raggiunto da questo gruppo con quello raggiunto da un gruppo di controllo che era rimasto in un ambiente deprivato. Il risultato è stato che i bambini che hanno vissuto in un ambiente complessivamente arricchito hanno manifestato, otto anni dopo, un miglior funzionamento cerebrale e un grado più alto di attenzione. All’età di 23 anni anni, vent’anni dopo, il gruppo “privilegiato” registrava nel complesso il 34 per cento in meno di crimini commessi.

E’ la solita domanda: violenti si nasce o si diventa? Adrian Raine ed il suo gruppo ritengono che siano vere entrambe le opzioni, ossia ci può essere una predisposizione, ma come tale, può essere annullata od esacerbata dall’ambiente in cui avviene lo sviluppo. D’altro canto, la crescita in un ambiente deprivato non necessariamente sviluppa una mente criminale. Il problema sorge quando si verifica un mix tossico tra fattori biologici e sociali, che determinano un cattivo funzionamento delle regioni frontali del cervello, aumentando così le probabilità di diventare violento.

Il nocciolo della questione è politico: integrare e riqualificare la periferia, ridurre la povertà, migliorare ed estendere l’istruzione anche attraverso i nuovi media, cioè intervenire sulle situazioni di degrado e di deprivazione, non abbandonare la periferia a sé stessa. Non dimentichiamoci che i terroristi di Parigi e di Bruxelles vengono proprio dalle periferie francesi e belga, ma questi sono solo due casi.

Cinzia Malaguti

 

Bibliografia:

A. Raine, L’anatomia della violenza, Milano, Mondadori, 2016

Mente & Cervello, nr. 139

 

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