Lotta alla povertà e microcredito
Il microcredito è uno strumento finanziario che permette l’accesso al credito di piccole somme da parte di soggetti che generalmente sono esclusi dal settore finanziario tradizionale.
Il microcredito nasce da un’idea dell’economista e banchiere bengalese Muhammad Yunus per sconfiggere la povertà e che lo porterà nel 2006 a vincere il Premio Nobel per la Pace. L’idea dell’economista bengalese è che la povertà possa essere marginata attraverso piccoli finanziamenti che creano attività e lavoro, concessi con la sola garanzia di un progetto affidabile.
Secondo gli studi recenti, il microcredito è in grado di portare alcuni vantaggi, ma in media non aumenta né il reddito né la spesa per l’alimentazione e la casa, indicatori essenziali del benessere finanziario. Il microcredito, insomma, come lo si è portato avanti finora, non riduce la povertà, sicuramente non riduce i livelli di povertà estrema.
I fattori che mantengono invariati i livelli di povertà sono molti e complessi, ma sta destando interesse un programma gestito in Bangladesh e altri luoghi dalla BRAC, la più grande organizzazione non profit al mondo. Si tratta di un metodo formativo che si sviluppa in sei passi:
- Fornire un bene produttivo, cioè qualcosa con cui guadagnarsi da vivere (bestiame, alveari per produrre il miele o merce con cui avviare un piccolo negozio);
- Fornire addestramento tecnico su come usare questo bene;
- Fornire un piccolo salario regolare per un breve periodo di tempo, con cui fare fronte alle necessità della vita quotidiana in modo che il beneficiario non debba vendere il bene mentre impara ad usarlo;
- Fornire accesso all’assistenza sanitaria, per restare in salute abbastanza da poter lavorare;
- Fornire un modo di risparmiare denaro per il futuro;
- Effettuare visite regolari (in genere settimanali) da parte di un istruttore, per migliorare le capacità, acquisire sicurezza e aiutare i partecipanti al programma ad affrontare ogni problema che si possa presentare.
Il Ford Foundation and Consultative Group to Assist the Poor ha realizzato il programma suindicato in più luoghi, Etiopia, Ghana, Honduras, India, Pakistan e Perù, con buoni risultati. Quando i ricercatori sono tornati un anno dopo il termine del programma, hanno scoperto che aveva avuto un impatto durevole: la gente aveva più da mangiare e più soldi da spendere. L’unica eccezione è stata l’Honduras per errata scelta del bene produttivo, i polli, perché di una razza straniera, non resistente alle malattie locali, che quindi si ammalavano e morivano; è dunque determinante la scelta del bene produttivo da utilizzare per lo sviluppo.
Questi interventi dimostrano che si possono fare progressi duraturi importanti contro la povertà estrema, ma non bastano il denaro e le buone intenzioni del microcredito delle origini, occorre una strategia, investire bene e formare i beneficiari.
Cinzia Malaguti
Fonte:
D. Karlan, Più prove meno povertà, Le scienze n. 568