Le tre forme di amore
I filosofi antichi distinguevano tre forme di amore: Eros, Philia e Agape; oggi le potremmo chiamare passione, amicizia e benevolenza. Eros è breve e possessivo, Philia è altruista ma ancora un po’ possessiva, Agape è disinteressato, fraterno, smisurato. Qualunque esso sia fa parte della famiglia dell’amore, una famiglia di emozioni gradevoli di cui non possiamo fare a meno e che derivano dalla creazione di un legame con gli altri.
Eros è l’amore passionale e possessivo, fonte di grande felicità se condiviso e di grande sofferenza se non corrisposto, ma il suo unico destino naturale è spegnersi.
Philia è l’amore che vuole la felicità dell’altro e non solo la propria; è quel senso di reciprocità, di stima e di condivisione che nutriamo per qualcuno e che è alla base dell’amicizia; è l’amore delle coppie durature e quello dei genitori verso i figli; è un amore altruista, ma ancora un po’ possessivo.
Agape è l’amore altruista per eccellenza, senza possesso né limiti. Ci fa voler bene anche a chi non ci sta vicino o non conosciamo ed è lo sguardo a priori favorevole e caloroso per ogni essere umano. Agape è il livello più alto dell’amore, quello che abbraccia il nostro senso di umanità. Agape è alimentato, ad esempio, da quel senso di elevazione che proviamo di fronte a luoghi, gesti o persone che ammiriamo e che ci ispirano sensazioni positive.
Agape è la forma d’amore che più ci fa stare bene perché le sue fonti, come il senso di elevazione, agiscono sul sistema nervoso parasimpatico aumentando la secrezione di ossitocina, l’ormone dell’attaccamento, e l’attività del nervo vago, donando fiducia, rilassamento e senso di legame con gli altri.
Il senso di elevazione che proviamo quando siamo davanti a luoghi pieni di solennità, ad atti generosi e ammirevoli e a qualsiasi cosa che ci spinge ad elevarci interiormente verso una realtà superiore entusiasmante e insieme pacificante, agisce sul nostro cervello all’opposto dello stress. Mentre lo stress agisce sul sistema simpatico scaricando l’ormone adrenalina che ci fa sentire tesi, nervosi e pronti alla lotta, il senso di elevazione agisce sul sistema parasimpatico scaricando l’ormone ossitocina che ci fa sentire rilassati e ricettivi. A livello fisico, lo stress accelera il battito cardiaco, dilata le pupille e affanna la respirazione preparandoci all’attacco o alla fuga, mentre il senso di elevazione modera il ritmo cardiaco, contrae le pupille e amplia la respirazione preparandoci all’incontro, all’ascolto, alla gentilezza e agli altri comportamenti prosociali.
L’ammirazione di luoghi, gesti o persone che ci ispirano sensazioni positive ha così il potere di avvicinarci a quella forma d’amore disinteressato e di benevolenza, che gli antichi chiamavano Agape, che ci fa stare bene e favorisce l’ascolto, la gentilezza, la benevolenza e tutti quei comportamenti che avvicinano e che uniscono.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
C. André, Come far durare l’amore? in Mente & Cervello nr. 134
B. Fredrickson, Love 2.0: how our supreme emotion affects everything we feel, think, do and become, Hudson Street Press, 2015