L’archivista di Loriano Macchiavelli
Ho letto la nuova edizione de L’Archivista, il romanzo di Loriano Macchiavelli pubblicato per la prima volta nel 1981; è un poliziesco ambientato a Bologna agli inizi degli anni Ottanta e che vede un poliziotto zoppo, incarognito e ruffiano occuparsi segretamente di indagini. Sullo sfondo una Bologna ferita ed inquieta, diversa dallo stereotipo Rosso di città ideale.
L’archivista è un poliziesco in salsa bolognese perché è ambientato a Bologna e perché l’autore, Loriano Macchiavelli, è nato a Bologna. La voce narrante è quella di un anonimo osservatore che commenta e segue passo a passo le vicende dello Zoppo, vice-questore aggiunto, relegato a mansioni burocratiche a causa del suo handicap, incarognito e deciso a dimostrare che è più bravo degli altri poliziotti. Trama con un buon intreccio e lettura scorrevole.

Trama. Poli Ugo è un vice-questore zoppo, a causa di un incidente sul lavoro, per questo relegato a mansioni di protocollo pratiche, fatto che lo ha reso burbero ed indispettito. Quando gli danno da archiviare delle pratiche, lo Zoppo va a cercare segretamente il pelo nel uovo per dimostrare a sé stesso di essere ancora il migliore sul campo e segretamente si mette ad indagare. E’ il caso dello scippo a Norma Valini che le è costato il coma e della morte del montatore di film Romolo Lucito a causa – pare – di una scarica elettrica, archiviata da altri frettolosamente quale incidente sul lavoro. Lo Zoppo è carogna e ruffiano; ruffiano con chi non può mettere sotto e con chi gli è utile, ma gli altri, se solo ci riesce, li pesta. Si è incarognito a causa dell’incidente che lo ha menomato, ma il suo handicap, più che fermarlo dietro ad una scrivania, come vorrebbe il suo direttore, lo ha riempito di stizza e volontà di rivalsa. E’ con questo spirito che indaga sulla morte del montatore di film, sullo scippo di Norma in coma e sulla scomparsa di un film dalla cineteca, fatti che si riveleranno intrecciati l’uno al altro.
Loriano Macchiavelli con il personaggio di Poli Ugo disegna una figura originale per un poliziesco, qui non c’è il poliziotto bravo o brillante, quello rassicurante o quello che finiamo per ammirare, qui c’è un protagonista meschino, misogino, antipatico, ruffiano, burocrate, carogna, refrattario all’immedesimarsi dei lettori, ma la storia è raccontata in maniera intrigante e la stranezza del personaggio la rende ancora più affascinante. Un personaggio, quello del vice-questore Poli Ugo, detto Zoppo, che ben si adatta a rappresentare il grigiore di una città che stava cambiando, ferita ed inquieta, ormai diversa dallo stereotipo di città ideale. Ottima la postfazione di Tommaso De Lorenzis.
Lettura consigliata perché è un originale poliziesco, ben fatto, ambientato in una Bologna dal sapore amaro, ma sempre straordinaria.
Cinzia Malaguti