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La disparità di genere sul lavoro

La disparità di genere, ossia la condizione di diseguaglianza tra uomini e donne, emerge netta dalle analisi sulla composizione del mercato del lavoro.

In Italia, lavora il 64% degli uomini ed il 46% delle donne, mentre in Europa, su 27 paesi, peggio di noi fa soltanto la Grecia.

Le donne che lavorano hanno stipendi più bassi; secondo Almalaurea, a cinque anni dalla laurea, gli uomini guadagnano il 22% in più delle donne.

Le donne e il potere politico. Se esaminiamo i dati della presenza delle donne in politica, risulta evidente che sono soprattutto gli uomini a gestire il potere; secondo una ricerca di Openpolis per La Repubblica (7 marzo 2014), soltanto il 20% dei ruoli elettivi o di nomina è femminile; su 106 sindaci di capoluogo di provincia, soltanto tre sono donne (Ancona, Fermo ed Alessandria); per quanto riguarda la rappresentanza femminile in Parlamento, l’Italia è 36a, nel confronto mondiale, con un 31% di donne (prima di noi anche Rwanda, Andorra, Cuba, Seychelles, Senegal, Nicaragua).

Nel giornalismo, secondo una ricerca del Fnsi, il sindacato dei giornalisti, nel 2008 erano 5 le donne a capo di un quotidiano, mentre i direttori uomini 113; numeri simili riguardano i vicedirettori (5 donne e 99 uomini), i caporedattori (67 donne e 477 uomini) e i capiservizio (180 donne e 813 uomini). Proporzioni simili si registrano ai vertici degli altri settori lavorativi.

Secondo i dati Istat, quasi una madre su quattro, a due anni dalla nascita di un figlio, resta senza impiego, o perché non ottiene il rinnovo del contratto oppure perché se ne va spontaneamente, a causa della difficoltà ad occuparsi contemporaneamente di figli, casa e lavoro.

Welfare inadeguato e rigidità dei ruoli all’interno della coppia, fanno gravare ancora sulla donna la maggior parte del carico domestico e famigliare: il 58% degli uomini italiani non cucina, il 73% non apparecchia né sparecchia, il 98% non lava né stira, il 70% non fa la spesa. Trattasi di una pigrizia di comodo, visto che molti uomini single si occupano delle faccende di casa, ma smettono o riducono il carico appena entrano in un rapporto di coppia.

toglimi le mani di dossoSulle violenze, i ricatti e le molestie sul lavoro, ho avuto modo di leggere l’interessante storia vera  raccontata da una giornalista trentenne nel libro-testimonianza Toglimi le mani di dosso, edito da Chiarelettere.

Il libro-testimonianza di Olga Ricci (pseudonimo) è sconvolgente, non solo per i meccanismi di ricatto e molestie che trovano nel precariato terreno fertile, ma anche per i metodi di selezione dei giornalisti. Secondo la testimonianza, le giornaliste ottengono contratti solo in due modi: se hai parenti potenti, contatti politici, protettori importanti oppure, se non sei nessuno ma sei carina, se vai a letto con il capo. La giornalista racconta delle minacce, delle insinuazioni, delle ritorsioni subite per non aver mollato alle pressioni del direttore che la voleva stesa sul suo letto. Il precariato è terreno fertile per questo tipo di vessazioni. Quella raccontata è un’esperienza personale che, quindi, non va generalizzata; tuttavia, non possiamo guardare dall’altra parte perché anche questa è realtà. Il libro è completato da un utile decalogo contro le molestie sul posto di lavoro.

we can do it

Sono passati molti anni dalle prime lotte delle donne per l’affermazione di diritti, rispetto e dignità, ma mi sembra che più che migliorare, più che andare avanti, questa testimonianza fa pensare ad un ritornare indietro, ai tempi in cui la donna era prima un oggetto e poi una persona.

Di strada da fare per superare le diseguaglianze di genere ce n’è ancora molta, ma soprattutto è importante per le giovani generazioni, che non hanno vissuto le battaglie del femminismo, non rinunciare, non rassegnarsi, non dare per scontato il ruolo che viene spesso loro assegnato.

Cinzia Malaguti

Bibliografia:

L. Todesco, Quello che gli uomini non fanno, Carocci, 2014

O. Ricci, Toglimi le mani di dosso, Milano, Chiarelettere, 2015

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