Ingenuità del M5S a Roma, ma forza Raggi
Ascoltando talk-show e seguendo le discussioni sui social, a proposito delle ingenuità del M5S in questo avvio della nuova amministrazione a Roma a guida Virginia Raggi, sono evidenti due schieramenti:
- quelli che non aspettavano altro che un passo falso di Raggi e/o M5S per buttarsi a capofitto nella critica alle loro pretese di purezza e novità;
- quelli che difendono a spada tratta il cammino del M5S, anche negando l’evidenza di errori politici (generati da inesperienza), addirittura delirando su complotti.
Delle difficoltà sulle nomine degli assessori della nuova amministrazione capitolina mi sono fatta questa idea: mentre prima contava la provenienza politica nelle nomine, ora si cercano persone competenti in grado di risolvere dei problemi urgenti e, siccome sono pochi, non è facile trovarli senza contaminazioni con le precedenti amministrazioni, a meno che non si esca dal circuito romano. Se ci sono delle indagini giudiziarie in corso su qualche nomina, in attesa del loro esito, che si vada avanti a risolvere le questioni spinose della città più bella del mondo. L’impressione è che, a due mesi dall’insediamento della nuova sindaca, si parla tanto di un’inopportuna ed ingenua bugia per ingigantire a svantaggio del movimento.
Facciamo un passo indietro. Quale contributo ha dato il M5S alla politica italiana?
Il M5S è un movimento nato con intenti positivi e costruttivi in un momento assolutamente delicato della storia italiana. Grazie al M5S, un tema come quello degli alti costi della politica è diventato una priorità nazionale. Gli sperperi della politica, uniti ai conflitti d’interesse, al governo delle élite e alla crisi economica che ha colpito in particolare la classe media, rischiavano di alimentare pericolosi gruppi estremisti; grazie alla nascita del M5S questo è stato evitato perché ha coagulato a sé la montante protesta, dando la speranza di un possibile pacifico cambiamento, governato dal basso, dalla rete. Una rivoluzione pacifica dove la violenza fisica delle antiche rivoluzioni proletarie e liberali è stata sostituita da innocui Vaffa. Una genialata se ci fossero un po’ più di trasparenza e di regole democratiche all’interno del movimento.
Credo che la democrazia di un partito o di un movimento la si veda, prima di tutto, da come è organizzato al suo interno, da come vengono prese le decisioni ed eletti i suoi rappresentanti. Nel M5S le votazioni on line, oltre a coinvolgere solo un pugno di persone, non hanno finora riguardato decisioni strategiche o, comunque, importanti. Il direttorio, ad esempio, è composto da rappresentanti nominati da Grillo & Casaleggio; inoltre, queste nomine non sono definite temporalmente, non hanno scadenza di mandato; insomma, mancano regole e, in loro assenza, decide un capo, un guru.
Siamo, comunque, di fronte ad un movimento in evoluzione che sta cercando di ritagliarsi uno spazio per il governo nazionale; ci riuscirà con successo solo se finirà di contrapporre il nuovo al vecchio, l’antipolitica alla politica, i cittadini ai politici; se continuerà su quella strada, finirà inevitabilmente per improvvisare e commettere errori a valanga; manca l’ascolto attento, non prevenuto, dell’esperienza politica precedente, unico metodo per cogliere l’opportunità d’imparare dagli errori trovandone le chiavi. Insomma, ci vuole un po’ di saggezza in più per non buttare via il bambino insieme con l’acqua sporca.
Cinzia Malaguti