Il sismografo, forse un giorno …
La crosta terrestre è in costante movimento, spesso e per fortuna in maniera impercettibile ai nostri nudi sensi, ma non per il sismografo che ha il compito di registrarne i movimenti, la direzione, l’intensità e la durata. Forse un giorno riusciremo ad utilizzarlo anche per prevenire i terremoti distruttivi!
Pensate che in California del Sud, una delle aree più sismiche, si verificano all’anno circa 10.000 scosse sismiche all’insaputa dei non addetti ai lavori! Quando diventano percettibili sono problemi perché significa che la scossa è d’intensità elevata e potenzialmente distruttiva.
Tutti ricordiamo il recente terremoto emiliano, ma pensate che a San Francisco, USA, nel 1906 l’80% della città fu distrutta dal terremoto che il sismografo, allora da poco tempo affinato, registrò di una magnitudo 7.8! Forse un giorno riuscirà a prevederli, permettendo così di ridurre i danni alle persone e alle cose!
L’origine del sismografo viene fatta risalire al 132 D.C. in Cina quando Zhang Heng ideò un sismografo rudimentale: era un vaso di bronzo all’interno del quale un pendolo, se messo in oscillazione da una scossa sismica, urtava alcune levette; tali levette erano otto, disposte tutte intorno al vaso, ed ognuna di esse era collegata alla riproduzione di un piccolo drago; se urtata, ne apriva la bocca, facendo cadere la pallina contenuta in un recipiente sottostante; la pallina, cadendo, faceva un rumore metallico, che fungeva da allarme. Se la direzione del terremoto era segnalata dal drago che veniva azionato, questo sismografo primitivo non ne registrava ancora l’intensità, la durata ed altre caratteristiche.
Per giungere al sismografo moderno dobbiamo fare un salto di secoli ed arrivare fino al 1880 a Tokio, Giappone, dove viene elaborato un sistema costituito da pendoli orizzontali sostenuti da molle, alla base dei futuri sismografi di dimensioni ridotte ed elevata sensibilità.
Oggi esistono stazioni sismografiche sparse in tutto il mondo, soprattutto nelle aree riconosciute a più elevata sismicità, mari compresi.
La principale stazione di rilevamento dei terremoti in Italia è situata nell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dove arrivano le rilevazioni di tutte le principali stazioni d’Italia; l’INGV è nato nel 1999 e subito ha assunto una notevole importanza a livello europeo.
Le stazioni sismografiche oggi riescono solo a registrare i movimenti della crosta terrestre senza essere ancora in grado di segnalarli prima che arrivi quello distruttivo, ma chissà forse un giorno riuscirà a prevederli.
Cinzia Malaguti