Il ritorno degli uccelli
L’Italia è abitata da almeno 500 specie diverse di uccelli selvatici con alcune che fino a 50 anni fa erano rare o assenti; dall’avvoltoio grifone al gipeto, dal falco della regina all’anatra moretta tabaccata, dalla cicogna al falco pescatore, dall’airone guardabuoi al gabbiano corallino, dal fenicottero al picchio verde, dal fringuello alpino al falco pellegrino, vi racconto lo spettacolo del ritorno degli uccelli in Italia, ma c’è ancora molto da fare.
Molti uccelli un tempo rarissimi in Italia sono diventati comuni, grazie al lavoro del Corpo Forestale e della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU) che si occupano della loro reintroduzione e protezione. Un esempio sono gli avvoltoi grifone che non c’erano in Italia fino a 20 anni fa, poi sono stati reintrodotti dall’uomo ed oggi se ne contano circa 200 coppie, dislocate in Sardegna, Sicilia, Alpi e Appennini; sono bellissimi con la loro apertura alare di circa 2,5 metri.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito anche al ritorno del gipeto nelle Alpi; è il più grande rapace europeo con un’apertura alare di 3 metri di cui si erano perse le tracce in Italia a causa della caccia perpetrata nel secolo scorso. Il gipeto era accusato di uccidere le pecore, così fu cacciato con trappole e veleno, ma poi è stato reintrodotto ed oggi si contano più di 100 gipeti liberi nelle Alpi e almeno 6 coppie hanno trovato casa riproduttiva nel gruppo del Gran Paradiso e dello Stelvio, versante italiano.
Sull’Isola di San Pietro in Sardegna, si trova una delle colonie più importanti a livello mondiale di falchi della regina; bellissimi, nidificano sulle scogliere di quest’isola del bacino del Mediterraneo.
I segnali più evidenti del ritorno degli uccelli si sono registrati nelle paludi. Nell’oasi di Burano, Grosseto, è stata riprodotta e liberata una specie molto rara di anatra: l’anatra moretta tabaccata. Per riconoscere il maschio dalla femmina, guardateli negli occhi: i maschi hanno gli occhi perfettamente bianchi.
Anche la cicogna è tornata! Se le cicogne fanno il nido in Italia è merito del lavoro della LIPU, iniziato negli anni ’80 nel parco piemontese di Racconigi; le cicogne trascorrono l’inverno in Africa, poi tornano in Italia a nidificare, dove capita.
Nella Riserva Naturale Diaccia Botrona in Maremma, vicino a Castiglione della Pescaia, si può incontrare il falco pescatore, la cui reintroduzione è frutto della cooperazione internazionale in campo ornitologico; dopo quasi mezzo secolo di lontananza dall’Italia, il falco pescatore ha nidificato proprio qui.
Una specie di uccelli che sta diventando diffusa in Italia è quella degli aironi guardabuoi, diffusi nella zona di Orbetello; questo tipo di aironi guarda i grandi erbivori con lo scopo di mangiare gli insetti che essi spingono allo scoperto. Anche per gli aironi cenerini è un momento fortunato; si possono scorgere colonie lungo i fiumi e le sponde delle lagune, ma sono grandi divoratori di pesce.
Nelle saline italiane c’è una grande ricchezza di uccelli. Nelle saline di Margherita di Savoia in Puglia, ma anche in quelle di Trapani, ad esempio, si può ammirare il gabbiano corallino e quello roseo; questi gabbiani depongono le loro uova sulla nuda terra, mentre le avocette le depongono nel fango, al riparo dalle alzate del livello delle acque.
Fino alla fine del secolo scorso, i fenicotteri non avevano mai nidificato in Italia, invece oggi sono molto comuni. Qui c’entrano i cambiamenti climatici, vi spiego perché! Nel 1992, una grave siccità colpì il Parco della Camargue, in Francia, quello che era la più importante zona riproduttiva dei fenicotteri; i fenicotteri furono così costretti ad abbandonare l’area, alla ricerca di acqua; fu così che uno stormo si fermò negli stagni di Cagliari, in Sardegna, si trovò così bene che lì nidificò, per la prima volta in Italia. Oggi, la più settentrionale delle colonie europee di fenicotteri si trova nel Delta del Po, nelle Valli di Comacchio, dove questi uccelli sono arrivati solo pochi anni fa, approfittando delle favorevoli condizioni climatiche che impediscono al ghiaccio di formarsi in laguna d’inverno.
Nidifica in tutta Italia in ambienti montani, ad esclusione delle isole più grandi, il picchio verde; fa il nido scavando con il suo becco un buco circolare negli alberi e si nutre delle larve di insetti che minacciano la salute del legno degli alberi, è pertanto come “un guardiano degli alberi”.
Il ripopolamento delle aquile reali è ormai un fatto assodato; si contano circa 500 coppie in Italia ed alcuni nidi continuano ad essere occupati ormai da secoli. Rimanendo nella famiglia dei rapaci, il biancone, specie protetta, rapace migratore, ritorna in Italia dopo aver svernato in Africa, nidificando nei boschi di querce; sui Monti della Tolfa, nel Lazio, se ne contano 12 coppie.
Un uccello raro, ma ancora saldamente presente in Italia, è il fringuello alpino; vive sul Gran Sasso, dove rimane tutto l’anno; nidifica a 2000 metri di quota, nei pressi di Campo Imperatore.
Il falco pellegrino è facile trovarlo anche in città, su qualche torre o tetto, da cui scruta l’orizzonte per avvistare colombi e storni di cui va ghiotto; non è un male che si spingano in città perché tengono basso il numero di quei volatili poco simpatici.
Vediamo ora alcuni uccelli che sono ancora a rischio di estinzione. La berta maggiore e minore nidificano in grotte, ma ogni coppia depone solo un uovo, costantemente minacciato da predatori come i ratti che mangiano uova e pulcini. Le berte passano l’inverno sull’oceano Atlantico, vicino alle coste africane, poi tornano a terra nel periodo della cova, deponendo le uova nella falesia di Tavolara, ma pochi pulcini riescono a sopravvivere. Non va meglio per il gufo reale la cui esistenza è appesa ad un filo. Buone prospettive ci sono, invece, per il falco cuculo che in Italia nidifica soltanto in Emilia Romagna e in Veneto.
La varietà e gli spettacoli che ci regalano gli uccelli erano impensabili soltanto mezzo secolo fa, ma c’è ancora tanto da fare.
Cinzia Malaguti
Videografia: video documentario Il ritorno degli uccelli di Francesco Petretti su Rai Play
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