Giovanna di Castiglia detta la pazza
Giovanna di Castiglia nacque nel 1479 a Toledo (Spagna) da Re Cattolici (Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona) e manifestò subito un carattere non convenzionale ed anticonformista, forse per questo, in quell’ambiente così severo ed ingombrante, sviluppò quell’inquietudine e sorda ribellione che le valsero il soprannome di La Pazza.

Giovanna di Castiglia, appena diciassettenne, venne data in sposa all’arciduca Filippo d’Asburgo, detto il Bello, e visse alcuni anni nelle Fiandre, in Belgio, in un ambiente disteso e gioioso, tanto diverso da quello severo della sua infanzia spagnola. Non rimase però a lungo in Belgio perché alla morte della madre Isabella, Giovanna venne nominata, con suo marito, erede al trono della corona di Castiglia e dovette così fare ritorno in Spagna. La severa atmosfera spagnola, l’ingombrante madre ed il ritorno nelle Fiandre del marito, riacutizzarono il carattere ribelle e malinconico di Giovanna al punto da mettere in discussione la sua capacità di governare.

Un paio di episodi vengono raccontati dagli storici per avvalorare l’instabilità emotiva di Giovanna di Castiglia. Per costringere la madre a permetterle di ricongiungersi al marito tornato in Belgio, Giovanna si fece trovare oltre le mura del castello di La Mota, scalza e senza indumenti pesanti, verso le due del mattino di una delle notti più fredde dell’anno. Il secondo episodio narrato racconta di Giovanna che, tacitamente infastidita da negoziazioni avvenute a sua insaputa, si mise a correre, fino a trovare rifugio nella casa di una fornaia, dalla quale si rifiutò a lungo di uscire malgrado le suppliche del marito.

La morte improvvisa di Filippo il Bello fu il colpo di grazia all’emotività di Giovanna che si rifiutò di occuparsi delle incombenze urgenti alle quali era tenuta quale regina; non sono, invece, verificabili le storie macabre che si raccontano, secondo le quali Giovanna fece estrarre dal sepolcro il cadavere del marito e lo fece collocare nella sua stanza nella speranza che potesse tornare in vita.

Giovanna visse quasi 50 anni reclusa nel castello di Tordesillas, dal 1506 al 1555, anno della sua morte. Venne rinchiusa dal padre Ferdinando e, alla sua morte, il figlio Carlo la volle mantenere reclusa; non fu per cattiveria, perché la famiglia, così tradizionalmente e severamente cattolica, credeva veramente che Giovanna fosse pervasa da un male da esorcizzare e, per quanto possibile, non mancò di farle visita e verificare le sue condizioni di salute.

Molti studi hanno sostenuto che la presunta pazzia di Giovanna obbedisse unicamente a una cospirazione politica maschile, di Filippo o Ferdinando di Aragona, i quali, togliendola di mezzo, avrebbero potuto esercitare il controllo assoluto sulla Castiglia. Questi studi affermano così che il suo disturbo mentale fosse stato deliberatamente esagerato per renderla inaccettabile come sovrana.
Il ritratto che giunge fino a noi di Giovanna di Castiglia è, comunque, quello di una donna molto sensibile ed emotiva, forse poco adatta a lottare con tattica e strategia in un ambiente duro, formale e competitivo dove non c’era spazio per alcuna debolezza.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
Storica NG nr. 84
E. Ferri, Giovanna la pazza, Milano, Mondadori, 1998
J. Wassermann, Donna Giovanna di Castiglia, Palermo, Sellerio, 1992
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