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Cambiare l’Europa

Questa Europa non è quella a cui aspiravano i fondatori della Comunità Europea. Questa Comunità Europea fatta di egoismi nazionali e logiche finanziarie non è l’Europa dei popoli che vogliamo. Questa Comunità Europea dove vige la legge del più forte non è l’Europa federale di paesi culle della civiltà e della democrazia. Questa Comunità Europea aumenta le distanze tra le economie dei singoli paesi anziché ripianarle.

La crisi greca ha acuito i problemi politici e di leadership della Comunità Europea mettendoci di fronte allo strapotere delle banche, soprattutto tedesche, a scapito del benessere dei suoi cittadini meno fortunati.

Questa Europa è una Europa dove al primo posto ci sono gli interessi finanziari e dove anche quel briciolo di Europa politica è governata dagli interessi finanziari.

Allora, quale Europa vogliamo?

Vogliamo un’Europa che sia in grado di sviluppare una politica economica comune, con investimenti finanziati attraverso un bilancio della zona Euro.

Vogliamo una politica industriale europea.

Vogliamo un presidente della Comunità che risponda del suo operato al Parlamento europeo e dialoghi con i parlamenti nazionali.

Non vogliamo che siano singoli paesi a dettare legge sulla politica europea, secondo i propri interessi nazionali.

Vogliamo una revisione dei Trattati da sottoporre al voto di tutti gli europei.

Vogliamo un’Europa dei popoli, federale e solidale.

Vogliamo anche un’Europa in grado di tenere a bada il vizietto tedesco al dominio.

Ora un po’ di ripasso: sono 28 i paesi dell’Unione Europea (Italia, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Regno Unito, Danimarca, Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna, Austria, Svezia, Finlandia, Cipro, Malta, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Lituania, Rep. Ceca, Slovenia, Romania, Bulgaria, Croazia), mentre sono 19 quelli che hanno adottato l’Euro (Italia, Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Slovenia, Cipro, Malta, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania).

Cinzia Malaguti

 

 

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