Art Déco ovvero Arte Decorativa
Art Déco fu una moda, uno stile di vita pervasivo negli anni Venti del Novecento, una sorta di reazione alle bruttezze della guerra appena finita; fu il tempo dell’indispensabile superfluo, dell’arte fine a sé stessa, unicamente decorativa, senza alcuna motivazione ideologica, solo un modo per invocare “il dono di un po’ di bellezza per addolcire, arricchire, per nobilitare l’aspra vita quotidiana” (cit. M. Sarfatti, 1925). Ai Musei San Domenico di Forlì (fino al 18 giugno 2017) una ricca mostra di opere di Art Déco.
La citazione di Margherita Sarfatti è quanto di più chiarificatore di quell’arte che, con la forza del colore e lo spirito ironico, portò la bellezza ed il sorriso nelle fatiche di un vivere quotidiano che cercava di gettarsi alle spalle gli orrori della guerra appena finita: “Invochiamo il dono di un po’ di bellezza per addolcire, arricchire, per nobilitare l’aspra vita quotidiana con il sorriso del divino, del solo indispensabile superfluo“.
La prima mostra di arti decorative si tenne a Monza nel 1923 e fu un successo; l’esposizione fu divisa per regioni e nazioni, ognuna con il suo padiglione; così ne scrisse il pittore futurista Carlo Carrà: “Io ebbi la sensazione che a Monza facesse perno lo spirito estetico dell’Europa vivente“. Ne seguirono altre, anche a Parigi, fino agli albori degli anni Trenta.
L‘Art Déco fu una moda, pertanto coinvolse tutte le forme espressive, dalla pubblicità alle riviste, dalla pittura alla scultura, dagli abiti ai soprammobili, ai centrotavola e agli oggetti più svariati, ma riccamente decorati, colorati, in un mix di forme artistiche; nelle opere di Art Déco ritroviamo il contrasto dei colori tipico del Futurismo, ma anche le linee capricciose e bizzarre del Rococò.
Ho potuto ammirare alcune opere di artisti italiani dell’Art Déco alla mostra Art Déco, gli anni ruggenti in Italia, allestita ai Musei San Domenico di Forlì: dai bellissimi intarsi in panno di Fortunato Depero alle meravigliose decorazioni su porcellana e maiolica di Gio Ponti, dai manifesti coloratissimi di località di villeggiatura alle sculture come quella di Mario Dante Zoi in marmo ed alabastro raffigurante una danzatrice, dal superbo pastello su carta di Alberto Martini raffigurante Wally Toscanini (1925) ai superlativi centrotavola in porcellana dipinta in oro e rifinita a punta d’agata (Gio Ponti, Tommaso Buzzi, Italo Griselli del 1925-29), dalla sorprendente scultura di Sirio Tofanari rappresentante una pantera che afferra un volatile (1928) ai sontuosi abiti decorati con lustrini e perline.
L’Art Déco segnò il gusto di un tempo, quello tra le due guerre, portatore del bisogno di dimenticare gli orrori della guerra e di voltare pagina, ma quel ritocco superficiale fu solo anticipatore dell’arrivo di una nuova guerra e della fine di quel grande sogno di bellezza. Un grande sogno di bellezza che ci ha lasciato la realtà di opere raffinate e meravigliose.
La mostra Art Déco, gli anni ruggenti in Italia è allestita ai Musei San Domenico di Forlì fino al 18 giugno 2017 con i seguenti orari di visita: da martedì a venerdì dalle 9,30 alle 19,00; sabato, domenica e festivi dalle 9,30 alle 20,00; lunedì chiuso.
Cinzia Malaguti
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