L’ Analisi dei costi
Quelli che seguono sono gli appunti presi ad un corso di Analisi dei costi (Industrial controlling) dove si è parlato della differenza tra costi variabili e costi fissi, di valore aggiunto (VA), di margine operativo lordo (MOL), di risultato operativo (RO) e di Activity Based Costing (ABC).
L’analisi dei costi serve all’imprenditore per stabilire il prezzo dei suoi prodotti, per creare valore aggiunto aziendale e per migliore l’efficienza dei suoi processi o fasi di attività.
I costi aziendali si distinguono principalmente in variabili e fissi; i costi fissi, a loro volta, si dividono in diretti e indiretti. Ci sono altre suddivisioni dei costi che dipendono dal tipo di analisi che si vuole fare (costi speciale o costi comuni, costi consuntivi, preventivi o standard), ma qui parliamo della suddivisione utilizzata per il bilancio, il controllo di gestione e la determinazione dei margini industriali, quindi ci focalizzeremo sui costi variabili e fissi, fissi diretti e indiretti.
I costi variabili son quei costi che variano al variare dei volumi di produzione e vendita, sono relativi ai fattori produttivi che vengono acquisiti in misura tanto maggiore quanto più elevato è il volume della produzione da ottenere. I costi variabili, pertanto, sono quelli relativi alle materie prime, alle lavorazioni esterne ed alla manodopera diretta (operai). Il totale dei ricavi meno l’entità dei costi variabili dà come risultato il margine di contribuzione di primo livello, ovvero il Valore Aggiunto (VA).
I costi fissi o di struttura sono quei costi la cui entità non dipende dal volume dei ricavi, quindi della produzione; essi scaturiscono in gran parte dall’uso dei fattori produttivi strutturali (impianti, fabbricati, autoveicoli, impiegati, ecc.); essi non variano al variare dei volumi produttivi, almeno fino al raggiungimento della massima capacità produttiva; per la loro corretta imputazione e conseguente determinazione del margine è però necessario distinguerli in costi fissi diretti e costi fissi indiretti.
I costi fissi diretti sono quella parte di costi fissi o di struttura riferibili in modo specifico alla produzione che riguarda l’oggetto del costo; essi riguardano la manodopera indiretta (impiegati) che lavora per le attività di produzione e quota parte dei costi fissi di struttura diretti industriali imputabili direttamente alla produzione (stabilimento, macchine, impianti, attrezzature, ecc.). Quando al Valore Aggiunto ottenuto sottraendo ai ricavi i costi variabili, togliamo anche i costi fissi diretti, otteniamo il margine contributivo di secondo livello, ovvero il Margine Operativo Lordo (MOL) o EBITDA.
I costi fissi indiretti sono quei costi di struttura sostenuti per l’utilizzo di risorse riferibili contemporaneamente a più oggetti di costo. I costi fissi indiretti sono quelli relativi alla manodopera indiretta (impiegati) non direttamente collegati con la produzione, così come le aree o immobili non direttamente legati alla produzione. Quando al Margine Operativo Lordo ottenuto sottraendo ai ricavi i costi variabili e quelli fissi diretti, togliamo anche i costi fissi indiretti, otteniamo il margine di contribuzione di terzo livello, ovvero il Reddito Operativo (RO) o EBIT.
I margini di contribuzione suindicati sono sempre al lordo degli oneri finanziari, fiscali e straodinarie.
Le metodologie di analisi dei costi si stanno evolvendo; da un’analisi verticale dei costi improntata cioè sulla contabilità analitica o industriale (per area o per cliente o per prodotto), si sta andando verso un’analisi orizzontale cioè delle attività e che risponde alla domanda “dove spendo”, prima di “quanto spendo”. Il metodo di analisi dei costi per flusso di attività si chiama Activity Based Costing e parte dalla constatazione che i costi non sono generati dai prodotti, ma dalle attività scelte per ottenerli e collocarli sul mercato.
Cinzia Malaguti